Se pensi che gli irlandesi abbiano i capelli rossi non vedrai arrivare la prossima crisi finanziaria
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Se pensi che gli irlandesi abbiano i capelli rossi non vedrai arrivare la prossima crisi finanziaria

GENNAIOLI E DUE COAUTORI HANNO COSTRUITO UN MODELLO CHE SPIEGA I BOOM E LE CRISI FINANZIARIE BASANDOSI INTERAMENTE SU FATTORI PSICOLOGICI, SVILUPPANDO UN'IDEA DI KAHNEMAN E TVERSKY

Nella teoria economica standard le crisi finanziarie sono viste come risposte del mercato a eventi catastrofici, ma molto improbabili, indicati a volte come cigni neri. Storicamente, tuttavia, le crisi finanziarie sono state frequenti, soprattutto dopo periodi di crescita prolungata del debito. Com’è possibile che le crisi siano sistematiche ma colgano comunque di sorpresa gli investitori?
 
Nicola Gennaioli (Dipartimento di Finanza) e i co-autori Andrei Shleifer (Harvard University) e Robert Vishny (University of Chicago) in Neglected Risk: The Psychology of Financial Crises (in American Economic Review: Papers & Proceedings 2015, 105(5): 310–314, doi: 10.1257/aer.p20151091) fanno risalire questo fenomeno alla psicologia degli investitori, e in particolare al meccanismo di rappresentatività, originariamente evidenziato dagli psicologi Kahneman e Tversky.
 
"Modelliamo la rappresentatività come fenomeno che spinge le persone a sovrastimare la probabilità assoluta di esiti che sono solo relativamente più probabili", spiega Gennaioli. "Per esempio, perché pensiamo che gli irlandesi abbiano i capelli rossi? La ragione è che i capelli rossi sono più comuni tra gli irlandesi che tra gli altri popoli. Mentre solo un centesimo della popolazione mondiale ha i capelli rossi, tra gli irlandesi la quota è di un decimo. In termini assoluti, i capelli rossi sono rari anche tra gli irlandesi, ma noi ci facciamo sviare perché facciamo confusione tra numerosità assoluta e relativa".
 
In questo lavoro, che è solo l'inizio di un più ampio progetto per studiare il ruolo della psicologia degli investitori, gli autori mostrano che questo fenomeno produce cicli finanziari di boom e crisi. Dopo una serie di buone notizie finanziarie la probabilità di altre buone notizie è sovrastimata, anche se è solo relativamente più probabile alla luce dei dati osservati di recente. Gli investitori sono troppo ottimisti e il debito cresce. Alcune cattive notizie inframmezzate alle altre non cambiano l'umore degli investitori, perché buoni risultati sono ancora relativamente più probabili. Il debito continua a crescere nonostante i primi avvertimenti. Ma quando si osserva una serie di cattive notizie, un cattivo risultato diventa più probabile e lo scenario rappresentativo cambia da boom a crisi, spingendo gli investitori a reagire in modo eccessivo. Seguono una crisi di liquidità e il panico, che è rafforzato dal fatto che la precedente crescita del debito è stata eccessiva. "Le serie di cattive notizie", ​​scrivono gli autori, "sono pericolose perché cambiano molto rapidamente lo scenario rappresentativo, non a causa delle oggettive (e improbabili) conseguenze che sembrano indicare".
 
Le crisi finanziarie possono così essere sistematiche e cogliere tuttavia di sorpresa i mercati perché gli investitori reagiscono in modo eccessivo alle buone notizie recenti e non riescono a riconoscere le somiglianze tra le diverse bolle pre-crisi. Spiegare i cicli di boom e crisi attraverso la sola volatilità delle aspettative ha importanti implicazioni di policy. "L'innovazione finanziaria", dice Gennaioli, "in linea di principio è auspicabile, ma può portare a esiti negativi se fattori psicologici inducono gli investitori a trascurare i rischi dei nuovi prodotti. Le autorità finanziarie, inoltre, dovrebbero certamente promuovere politiche di alfabetizzazione finanziaria, ma devono anche prestare attenzione ai dati sempre più chiari sugli errori sistematici causati dalle credenze degli investitori. Questi dati possono aiutare la politica monetaria a stabilizzare i mercati, a fronte dei capricci del sentiment degli investitori".

di Fabio Todesco
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