L'open innovation? E' questione di knowledge governance
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L'open innovation? E' questione di knowledge governance

NICOLAI FOSS, TORBEN PEDERSEN E KELD LAURSEN INTRODUCONO IL RUOLO DEL DISEGNO ORGANIZZATIVO INTERNO NELLA LETTERATURA SUL TEMA

Una cosa è discutere il coinvolgimento di clienti e utenti nel processo d’innovazione di un’azienda, un’altra è studiare il ruolo delle pratiche organizzative nella produzione dell’innovazione. Una buona parte della letteratura sulla open innovation si è occupata fino a qualche tempo fa soprattutto del rapporto tra impresa e fonti di conoscenza esterne, con il rischio di fornire un quadro incompleto dei meccanismi che consentono di creare innovazione a partire dai saperi di clienti e utenti. Nicolai Foss, Torben Pedersen (entrambi del Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi) e Keld Laursen sono stati i primi a introdurre nella letteratura sulla open innovation il ruolo del disegno organizzativo interno. Hanno sviluppato sei ipotesi che hanno testato su una banca dati composta da questionari sottoposti nel 2001 a 169 fra le maggiori aziende danesi.

I risultati chiave sono illustrati nel paper Linking Customer Interaction and Innovation: The Mediating Role of New Organizational Practices. “Il punto è comprendere come le aziende possono sostenere i processi di innovazione attraverso la progettazione organizzativa”, spiega Foss, professore di teoria delle organizzazioni e gestione delle risorse umane. “In particolare, il modo in cui le aziende allocano diritti decisionali (quelle centralizzate avranno maggiori difficoltà di accesso alle conoscenze esterne); le modalità di comunicazione interna che influenzano la condivisione della conoscenza assorbita dall’esterno; gli incentivi a condividere realmente tali conoscenze; e così via”. L’interesse di Foss per la open innovation è relativamente recente, ma è frutto di prospettive di ricerca che ha alimentato per oltre due decenni. “Ho sempre nutrito un interesse per il modo in cui l’assetto formale dell’organizzazione influenza la creazione, la condivisione, e l’uso della conoscenza. È quello che la mia collega Anna Grandori chiama knowledge governance. Una decina d’anni fa ho cominciato ad applicare il concetto di knowledge governance alla open innovation. Il disegno organizzativo dell’azienda ha un peso determinante sull’uso effettivo della conoscenza esterna”.

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di Claudio Todesco
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