I deficit del piano per i Neet
SCIENZE POLITICHE |

I deficit del piano per i Neet

GARANZIA GIOVANI, LANCIATO NEL 2014, E' RISULTATO POCO EFFICACE. PAOLO GRAZIANO SPIEGA PERCHE'

La crisi economica ha reso più difficile l’integrazione degli under 25 nel mercato del lavoro. In Europa, il tasso di disoccupazione giovanile ha oltrepassato il 23%, con sette milioni e mezzo di ragazzi fra i 15 e i 24 anni non impegnati né nel lavoro, né nello studio, né nella formazione. È lecito quindi chiedersi quali siano le risposte europee in tema di politiche sociali e di lotta alla disoccupazione giovanile. Paolo Graziano l’ha fatto in un filone di studi che comprende l’articolo Promoting Social Europe? The Development of European Youth Unemployment Policies, scritto con Christian Lahusen e Natalia Schulz. «Fino al 2014, l’Europa non ha preso sul serio il problema», dice Graziano. «Ha disegnato le politiche tardivamente e senza contemplare la pluralità dei casi, che vanno da giovani con carenze di formazione professionale a soggetti che pur essendo qualificati non riescono ad accedere al mondo del lavoro. In secondo luogo, nella promozione delle politiche sociali i giovani sono sempre stati considerati una categoria residuale e, più in generale, visti come soggetti marginali nella costruzione delle politiche europee. Infine, la cosiddetta austerità ha svantaggiato ulteriormente i giovani, in particolare quelli dell’Europa meridionale».

Nel 2014 è stato lanciato il programma Garanzia giovani che per i paesi con tassi di disoccupazione superiori al 25% prevede investimenti in politiche attive di orientamento, formazione e inserimento al lavoro a sostegno dei Neet, Not in Education, Employment or Training. «Il piano rappresenta un segnale di discontinuità rispetto al passato», commenta Graziano. «Vi sono però deficit attuativi che stanno rendendo la misura meno efficace. Il programma richiede un governo multilivello da parte delle autorità centrali e regionali. Non sempre funziona». Col risultato che a fronte di una platea dei giovani italiani registrati pari a 1.367.430 unità, ne sono stati presi in carico 947.585. Di questi, solo il 53,2% ha ricevuto la proposta di una misura. «Vi sono altre criticità: la procedura che porta a entrare in contatto con le aziende è complessa; il piano offre un’occupazione retribuita per sei mesi,un elemento di provvisorietà che non facilita l’inserimento a tempo indeterminato».

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di Claudio Todesco
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