Se la cittadinanza organizzativa fa male al singolo
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Se la cittadinanza organizzativa fa male al singolo

BENEFICA PER L'AZIENDA, QUESTA PRATICA HA EFFETTI DELETERI SUL FISICO E LA PSICHE DEI LAVORATORI, COME SPIEGA UNO STUDIO DI MASSIMO MAGNI

Si chiama cittadinanza organizzativa ed è lo sforzo che i lavoratori, in quanto cittadini di un’organizzazione, svolgono al di fuori degli obblighi contrattuali (ore di straordinario non pagate, risposta a messaggi di posta fuori dall’orario lavorativo, aiuto volontario prestato a colleghi in difficoltà, etc). «Dovrebbe essere uno sforzo discrezionale, ma tali comportamenti sono talmente comuni che le organizzazioni se li aspettano», spiega Massimo Magni che ha studiato il fenomeno con Ekaterina Netchaeva (Bocconi) e Remus Ilies (National University of Singapore). «Comportamenti di cittadinanza organizzativa hanno effetti positivi sulle performance di gruppo, ma possono avere ricadute negative sul benessere dell’individuo e in particolare sul bilanciamento vita-lavoro». Nel 2018, gli autori hanno osservato per 10 giorni il comportamento di 70 manager e relativi partner con questionari e braccialetti fitness in grado di monitorare la qualità del sonno e lo stile di vita. Lo studio ha dimostrato che, col passare del tempo, comportamenti di cittadinanza organizzativa causano affaticamento mentale che a sua volta provoca sintomi fisici (malessere, mal di testa, nausea) e ha ripercussioni sulla famiglia (con potenziali ricadute lavorative nel lungo periodo).

Lo studio ha messo in luce che tali effetti negativi sono mitigati dalla qualità del sonno e dal supporto del partner nel far fronte all’affaticamento». Sulla base delle evidenze emerse, a fine maggio verrà presentato un articolo al congresso della European Association of Work and Organizational Psychology sugli  effetti dell’uso di tecnologie mobili per scopi lavorativi al di fuori dall’orario d’ufficio. Lo studio mette in evidenza come questa abitudine (che rientra nei comportamenti di cittadinanza organizzativa) comprometta la qualità del sonno, provocando cali di concentrazione sul lavoro e nervosismo a casa, innescando una spirale negativa tra ambiente lavorativo e familiare. «La rottura di questo circolo vizioso avviene quando il lavoratore riesce a staccare dalle interruzioni lavorative che invadono la sfera privata, contribuendo alla rigenerazione di energie emotive e cognitive grazie alla relazione con i membri della famiglia».

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di Claudio Todesco
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