I 4 pilastri del capitalismo europeo
SCIENZE POLITICHE |

I 4 pilastri del capitalismo europeo

LE FORZE SU CUI SI FONDA IL CAPITALISMO NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI SECONDO UNO STUDIO DI FRANCO AMATORI

Secondo il sociologo e antropologo Karl Polanyi, la società cerca protezione dalle forze darwiniane della competizione. È una tesi che viene in mente pensando alle riflessioni sul capitalismo europeo sviluppate negli ultimi anni da Franco Amatori. Secondo lo storico d’impresa della Bocconi, dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento il capitalismo europeo, tenendo conto dei paesi più significativi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Svezia), si basa su quattro pilastri. Il primo è la cooperazione contrattuale, ovvero la creazione di cartelli per controllare il mercato. Negli Stati Uniti invece si forma un movimento antitrust che tende a contenere la crescita delle grandi imprese punendo la collusione, ma giungendo a risultati opposti. Le imprese, infatti, non potendosi accordare, sviluppano le proprie capacità interne per diventare entità ancora più grandi. Se potevano dimostrare buoni prezzi e buona qualità dei prodotti, non erano attaccabili dal movimento antitrust.
Il secondo pilastro del capitalismo europeo è rappresentato dal peso delle famiglie imprenditoriali nella gestione delle aziende, mentre in America si intravede già all’inizio del XX secolo un capitalismo manageriale, nel quale solo chi lavora a tempo pieno in azienda ne ha la guida, pur senza godere di una rilevante proprietà. Il terzo elemento da sottolineare è l’intervento dello Stato sul mercato con le proprie imprese. Il quarto pilastro è la politicizzazione del movimento operaio. «Se in Asia il fine del movimento operaio è l’indipendenza nazionale (Cina e Vietnam) e negli Stati Uniti condizioni eccezionali riguardo al salario e alle prospettive di sviluppo individuale (il mito della frontiera) rendono i lavoratori restii a occuparsi di politica, in Europa il movimento operaio mette al centro la questione del potere al fine di cambiare la società, sia che si ponga obiettivi riformistici, sia che assuma toni più radicali».

Nella seconda metà del Novecento questi quattro pilastri vengono apparentemente spazzati via da tre ondate: il processo di americanizzazione nel secondo dopoguerra; l’integrazione europea, che avviene secondo regole d’ispirazione americana; la globalizzazione. La crisi del 2008 ha fatto riemergere i quattro pilastri: si è diffusa nuovamente l’idea che lo Stato debba avere un ruolo strategico nella risoluzione dei problemi economici; le violazioni delle norme sui cartelli si sono moltiplicate; le imprese familiari hanno dimostrato di saper affrontare più efficacemente l’incertezza; il tema del lavoro è tornato al centro del dibattito politico. «I quattro pilastri rendono unica l’esperienza del capitalismo europeo. Sono un dato permanente con il quale anche i policy maker devono fare i conti».

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