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Piu' a lungo sei al verde, piu' impari l'arte dell'autocontrollo

, di Claudio Todesco
Uno studio di Sarial Abi mette in discussione i risultati delle ricerche passate sul comportamento dei consumatori in ristrettezza finanziaria

Gülen Sarial Abi, assistant professor al Dipartimento di marketing della Bocconi, studia il comportamento dei consumatori la cui situazione finanziaria ne limita il desiderio di consumo. Si occupa, in particolare, dei consumatori che sentono di essere in uno stato di ristrettezza finanziaria, che non equivale ad essere in uno stato di povertà: è una sensazione basata sulla percezione soggettiva. Nel progetto ancora in corso chiamato Do Financial Restrictions Deteriorate or Improve Self-Control?, Sarial Abi studia in particolare il livello di autocontrollo delle persone che percepiscono questo tipo di ristrettezza.

In passato è stato dimostrato che queste persone non eccellono nell'autocontrollo. Non sono in grado di gestire le proprie finanze, tendono a consumare troppo e sono più propense ad acquistare prodotti malsani. «Grazie allo studio di banche dati longitudinali italiane e tedesche, e attraverso esperimenti di laboratorio e sul campo, abbiamo dimostrato che tale comportamento dipende dalla durata dello stato di ristrettezza. Chi ha la sensazione di attraversare un lungo periodo di ristrettezza finanziaria ha miglior autocontrollo. Vi sono tre possibili spiegazioni. Primo, gli individui si adattano allo stato di ristrettezza. Secondo, si produce un processo di sensibilizzazione. Terzo, imparano a far fronte alla loro situazione e accumulano un bagaglio di conoscenze derivanti dall'esperienza. Abbiamo dimostrato che la spiegazione migliore è quest'ultima».

Sarial Abi ha utilizzato gli stessi dataset italiani e tedeschi, oltre ad esperimenti online e sul campo, per studiare anche la percezione del tempo negli individui che sperimentano ristrettezze finanziarie. Secondo la letteratura esistente, gli individui che possiedono scarse risorse si concentrano sul presente e non si occupano del futuro. «Abbiamo dimostrato che tali individui non trascurano totalmente il futuro, ma hanno una visione squilibrata del tempo. Percepiscono, cioè, il futuro come molto remoto e perciò ne hanno un'opinione ottimistica. Quando facciamo loro comprendere che il futuro non è poi così lontano, diventano meno propensi a correre rischi».

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