Ha origine a Pechino il malessere dell'Europa
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Ha origine a Pechino il malessere dell'Europa

UNA MAGGIORE ESPOSIZIONE ALLE IMPORTAZIONI CINESI SI TRADUCE IN UN MAGGIORE SUPPORTO PER I PARTITI NAZIONALISTI, SECONDO UNO STUDIO DI ITALO COLANTONE E PIERO STANIG

Dagli anni ’90 in poi i partiti nazionalisti e della destra radicale hanno vissuto un revival che ha interessato tutta Europa. Nel loro The Trade Origins of Economic Nationalism: Import Competition and Voting Behavior in Western Europe Italo Colantone e Piero Stanig, rispettivamente economista e politologo al Dipartimento di Analisi delle politiche e management pubblico della Bocconi, riconducono il fenomeno alla crescita delle importazioni dalla Cina, dimostrando che il voto per i partiti nazionalisti e della destra radicale è più forte nelle aree più esposte alla concorrenza cinese.
 
“Abbiamo costruito un indice dell’esposizione delle singole aree alle importazioni cinesi”, dice Colantone, “che tiene conto non solo della quantità e qualità di merci importate, ma anche della composizione della forza lavoro della regione nel periodo immediatamente precedente. Intuitivamente, a parità di importazioni, lo shock è più forte dove l’occupazione nel settore manifatturiero è maggiore, perché una porzione più larga della popolazione rischia di perdere il lavoro a causa della concorrenza a basso costo della Cina”.
 
L’analisi, che interessa il periodo 1988-2007 (prima cioè che la Grande recessione colpisse tutte le economie del mondo, confondendo i nessi causali di molti fenomeni economici), prosegue con la disaggregazione a livello distrettuale dei risultati delle 76 elezioni generali che si sono susseguite in quegli anni e con la content analysis dei programmi dei partiti in lizza, per misurarne il grado di nazionalismo. Ebbene, una maggiore esposizione alle importazioni cinesi si traduce in un maggiore supporto per i partiti nazionalisti, in uno spostamento a destra dell’elettorato e in un maggiore successo dei partiti della destra radicale.
 
“In media, in una regione al 75° percentile di shock da importazioni”, spiega Stanig, “i partiti della destra radicale prendono lo 0,7% di voto in più rispetto a una regione al 25° percentile – un effetto molto forte se si tiene conto che il voto per questi partiti si attesta in media intorno al 5%. Inoltre a votare di più per questi partiti non sono solo i lavoratori a rischio o che hanno perso l’impiego, ma tutte le categorie di elettori, dal momento che è la sopravvivenza di interi distretti industriali ad essere minacciata”.

Per approfondire:
Andrea Colli. Chi vince e chi perde al gioco, per niente nuovo, della globalizzazione
Il senso di paura non basta a spiegare i nuovi populismi. Uno studio di Massimo Morelli
Alimentata dalle importazioni anche la bolla finanziaria Usa. Uno studio di Julien Sauvagnat
Quando la concorrenza cinese mette a repentaglio la salute. Uno studio di Jèrome Adda
 

di Fabio Todesco
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