Perche' le aziende impiegano corruttori e falsari. E perche' non dovrebbero
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Perche' le aziende impiegano corruttori e falsari. E perche' non dovrebbero

ANALIZZANDO IL RUOLO ILLECITO DELL'INTIMIDATORE NELLE SQUADRE DELLA NATIONAL HOCKEY LEAGUE, MOORE E STUART CONCLUDONO CHE INSERIRE PERSONAGGI LOSCHI IN UN TEAM E' UNA CATTIVA STRATEGIA PER IL VANTAGGIO COMPETITIVO SOSTENIBILE E UNA FONTE DI VULNERABILITA' PER LA RESILIENZA DEI RISULTATI

In molte aziende si possono trovare persone che occupano ruoli informali, il cui scopo è quello di svolgere attività illecite a sostegno degli obiettivi organizzativi. Esempi reali comprendono l’ex Cfo di Enron, Andy Fastow, specializzato in operazioni di finanza strutturata che facevano apparire Enron in buona salute quando non lo era affatto, o Sergio Cicero Zapata di Wal-Mart Messico, un dirigente specializzato nella corruzione di funzionari pubblici per consentire all'organizzazione di espandersi più rapidamente nel mercato locale.
 
Personaggi di questo genere garantiscono alle loro aziende vantaggi competitivi sleali, agiscono come risolutori informali di problemi e possono essere usati come capri espiatori se l'attività illecita viene rilevata. Tuttavia Celia Moore (Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi) e Colleen Stuart (Carey Business School at Johns Hopkins University), in Shady Characters: The Implications of Illicit Organizational Roles for Resilient Team Performance (di prossima pubblicazione in Academy of Management Journal, pubblicato online prima della stampa, doi: 10.5465/amj.2014.0512) concludono che inserire tali figure in un team è una cattiva strategia per il vantaggio competitivo sostenibile e una fonte di vulnerabilità per la resilienza dei risultati.
 

 
Lo studio si concentra su un ruolo illecito dell’hockey. Come accade nelle imprese, “le squadre di hockey”, scrivono le autrici, “svolgono un lavoro estremamente interdipendente, con vincoli di tempo e la necessità di capacità specialistiche collettive”; inoltre, i risultati sono facili da misurare. Il ruolo, diffuso nelle squadre professionistiche della National Hockey League, è quello dell’enforcer (intimidatore). Gli enforcer sono specialisti in risse, un’attività proibita e punibile nell’hockey professionale: rimangono poco tempo sul ghiaccio, raramente fanno qualcosa di utile come un buon assist o un gol, ma passano molto tempo nel box delle penalità.
 
Tuttavia, le squadre di hockey includono spesso tali giocatori perché i manager credono che contribuiscano alla prestazione della squadra rappresentando una minaccia credibile di ritorsione, che permette ai compagni di squadra di pattinare, passare il disco e segnare senza il timore di danni fisici.
 
Dal momento che i giocatori di hockey subiscono frequenti infortuni, che impediscono loro di giocare in una o più partite, Moore e Stuart possono osservare come la prestazione della squadra sia influenzata dall'assenza di un enforcer, rispetto all’assenza di altri giocatori. Rilevano così che i risultati peggiorano di più per l’infortunio di un enforcer, rispetto a quello di altri giocatori. La riduzione è mediamente superiore dell’11,3% e statisticamente significativa; in dettaglio, l'uscita di un enforcer è l’11,2% più dannosa rispetto all’infortunio del capitano e del 12,9% più dannosa rispetto a un attaccante, mentre l'unico ruolo paragonabile sembra essere il portiere. “Ciò è sorprendente, dato che gli enforcer non contribuiscono in alcun modo diretto alla realizzazione dei gol”, dice Moore. Inoltre, le autrici osservano che la squadra recupera più lentamente il proprio livello di prestazioni quando cerca di sostituire l'enforcer e che l'effetto negativo dell’infortunio di un enforcer aumenta in funzione della lunghezza della sua esperienza nel team.
 
Questi risultati suggeriscono che la conoscenza dei “loschi figuri” è tacita, specifica di un determinato contesto e difficile da trasmettere, il che rende problematica la loro sostituzione. Le organizzazioni che impiegano specialisti in attività illecite possono finire per dipendere da loro, un po’ come da una coperta di Linus, ma in questo modo si crea una fonte di vulnerabilità quando tali figure lasciano l’impresa.
 
“È più facile ottenere un vantaggio competitivo sostenibile”, conclude Moore, “quando tutto il team può contribuire in modo significativo alla legittima performance dell'organizzazione”.

di Fabio Todesco
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