A Tabellini un Erc per capire se e' il populismo a frenare l'integrazione europea
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A Tabellini un Erc per capire se e' il populismo a frenare l'integrazione europea

L'IPOTESI DI LAVORO E' CHE LA DIFESA DELLE IDENTITA' CULTURALI NON BASTI A SPIEGARE LA LENTEZZA DEL PROCESSO. ENTRANO IN GIOCO NAZIONALISMI, PROTEZIONISMO E AVVERSIONE AGLI IMMIGRATI E ALLA GLOBALIZZAZIONE

Guido Tabellini si è aggiudicato un secondo Erc Advanced Grant dopo quello ottenuto nel 2008 per How do values influence the functioning of institutions and the effects of policies?. Al professore di Economia e titolare dell’Intesa Sanpaolo Chair è stato assegnato un finanziamento di 1.276.250 euro per il progetto European Integration and Populism (EUROPOPULISM). Partirà nell’estate 2017, sarà ospitato dal centro di ricerca Igier, avrà la durata di cinque anni, studierà cause e implicazioni della rinascita dell’euroscetticismo. “Il progetto”, spiega il principal investigator, “rappresenta il tentativo di applicare in campo politico la letteratura a cavallo fra psicologia ed economia”.
 
Il progetto di ricerca si articola in due parti. Nella prima si indagano le cause che ritardano l’integrazione politica in Europa. L’approccio tradizionale secondo il quale l’integrazione fra paesi si basa su un trade-off tra benefici economici e identità culturale sarà testato usando dati dello European Value Surveys, dello European Social Survey e dell’Eurobarometro. “Dai primi risultati non risulta che l’eterogeneità culturale sia tale da frenare il processo di integrazione”. I sondaggi saranno inoltre confrontati con ricerche analoghe condotte negli Stati Uniti. “I dati a nostra disposizione suggeriscono che all’interno dei due continenti vi sia uno stesso grado di eterogeneità culturale”.
 
L’ipotesi è che il più importante ostacolo all’integrazione non sia perciò l’eterogeneità culturale, ma la nascita di sentimenti nazionalisti e di altri fenomeni associati al populismo come il protezionismo e l’avversione agli immigrati e alla globalizzazione. Questi temi sono al centro della seconda parte del progetto, un mix di teoria e analisi empirica. “Faremo ricorso alla behavioral economics per descrivere fenomeni psicologici che si allontanano dal principio di razionalità. Dal punto di vista empirico, cercheremo di verificare la correlazione fra le caratteristiche degli individui e delle regioni in cui vivono, da una parte, e il voto per i partiti populisti dall’altra”.
 
Il progetto prevede anche una parte dedicata alle istituzioni. In un sistema in cui le decisioni hanno carattere intergovernativo, i cittadini dei singoli Paesi delegano i politici locali a effettuare una contrattazione fra governi. “I cittadini chiedono ai politici di difendere l’interesse nazionale, incentivandoli a dimostrare di avere condotto una buona contrattazione. È un meccanismo di delega che rinforza ulteriormente la tendenza nazionalistica che è fra i principali ostacoli all’integrazione”. Verrà anche considerato il ruolo della crisi finanziaria. I dati raccolti mostrano, non sorprendentemente, che i fenomeni di populismo e nazionalismo sono stati ampliati dalla crisi. “Vorremmo documentare come e perché è successo”.

In una parte del progetto, il principal investigator sarà affiancato da altri due docenti Bocconi. Fausto Panunzi e Nicola Pavoni si occuperanno di populismo e azzardo morale. I politici populisti sono spesso privi di esperienza ed essendo anti-establishment (politica, sociale e accademica) sostengono politiche non convenzionali. Il populismo è una scommessa politica rischiosa.

di Claudio Todesco
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