Innovazione: le condizioni per far funzionare una relazione aperta
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Innovazione: le condizioni per far funzionare una relazione aperta

TRA GRANDE E PICCOLA IMPRESA CONTA IL GIUSTO BILANCIAMENTO NELLA DIVISIONE DI DIRITTI E POTERI, SPIEGANO ALFONSO GAMBARDELLA E CLAUDIO PANICO

A quali condizioni un’impresa è incentivata a investire in una relazione di innovazione aperta? Alfonso Gambardella e Claudio Panico (entrambi del Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi) hanno risposto a questa domanda proponendo un modello stilizzato di governance della open innovation. Nel paper On the management of open innovation, tratto da un’edizione speciale di Research Policy del 2014, si occupano in particolare della collaborazione fra una grande impresa e una piccola unità di ricerca. È il tipico caso della relazione fra una grande casa farmaceutica che controlla la produzione e la commercializzazione e una piccola compagnia biotech dotata di risorse tecnologiche. Una delle innovazioni dello studio di Gambardella e Panico è la distinzione fra i concetti di proprietà e di controllo degli asset.

“Abbiamo introdotto l’idea che l’allocazione di diritti decisionali è altrettanto, se non più importante dei diritti di proprietà”, spiega Panico. La ricerca opera un’altra importante distinzione, quella fra il potere contrattuale sancito da un accordo stipulato fra le parti all’inizio della collaborazione e il potere negoziale che si realizza successivamente. “Non esiste una formula magica per far funzionare in modo efficiente una relazione di open innovation. Va trovato il giusto bilanciamento nella divisione di diritti e poteri. Ad esempio, la scelta da parte di un’impresa con ampio potere contrattuale di mantenere nelle proprie mani anche i diritti di proprietà scoraggia la controparte più debole a investire nella collaborazione. Al contrario, l’allocazione di diritti decisionali rappresenta un buon incentivo per l’unità di ricerca che durante il processo può godere di spillover. In alcuni casi, la scelta della controparte più forte di non concedere diritti decisionali fondamentali ostacola la massimizzazione del valore dell’innovazione. La sabbia nell’ingranaggio della open innovation è la divaricazione fra gli obiettivi delle parti”. Il paper è basato sull’ipotesi di un rapporto bilaterale. La sfida, ora, è studiare la governance di sistemi di open innovation che coinvolgono più parti.

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di Claudio Todesco
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