Effetto ape regina: le donne manager fanno bene all'innovazione, meno alle altre donne in azienda

NICOLAI FOSS E UN COLLEGA OSSERVANO CHE LA DIVERSITA' DI GENERE NEL TOP MANAGEMENT TEAM E' POSITIVA PER I RISULTATI IMPRENDITORIALI DELL'AZIENDA, MA CON ALCUNE CONDIZIONI: BISOGNA RAGGIUNGERE UNA SOGLIA MINIMA E L'EFFETTO POSITIVO E' PIU' DEBOLE QUANDO LE ALTRE DONNE IN AZIENDA SONO NUMEROSE

Quando si tratta di diversità di genere nel top management, può sembrare che tanto più, tanto meglio. Tuttavia, nuove ricerche di uno studioso Bocconi e di un collega della Copenhagen Business School rivelano una realtà più complessa. La ricerca organizzativa suggerisce che l'aumento della diversità tra i top manager può promuovere il pensiero creativo che guida l'attività imprenditoriale e innovativa. Inoltre, poiché i top manager influenzano i valori degli altri membri dell'organizzazione, le donne manager possono anche sostenere il comportamento imprenditoriale tra gli altri dipendenti, dal momento che il loro stile di leadership (caratterizzato da inclusività, comunicazione, valori comunitari e condivisione delle conoscenze) favorisce il riconoscimento e lo sfruttamento delle opportunità imprenditoriali.
 
Un'indagine condotta da Nicolai Foss (Cattedra Rodolfo Debenedetti in Entrepreneurship) e Jacob Lyngsie della Copenaghen Business School su tutte le imprese danesi con più di 40 dipendenti (The More, the Merrier? Women in Top-Management Teams and Entrepreneurship in Established Firms, in Strategic Management Journal, 38: 487-505, 2017, doi: 10.1002/smj.2510) mostra però che la relazione non è affatto lineare. La presenza delle donne evidenzia i suoi effetti positivi sui risultati imprenditoriali solo al di là di un livello di soglia (il che significa che avere una sola donna nel top management team non produce alcun effetto). È interessante notare che gli effetti positivi sono più deboli nelle imprese che impiegano molte donne.
 
 
Foss e Lyngsie spiegano queste apparenti anomalie con la categorizzazione sociale, "una forza psicologica pervasiva che assegna proprietà universali a tutti i membri di un determinato gruppo". Poiché gli stereotipi e il group-thinking nei top-management team chiusi e maschili fanno percepire le donne come meno competenti e con meno influenza decisionale, quando una o alcune donne entrano nella squadra, "il contributo delle donne manager può essere trascurato o rifiutato come inferiore", sostengono gli autori. Quando le donne manager diventano più comuni e si raggiunge una certa soglia, tuttavia, esse sono ricategorizzate non più come donne, ma come top manager e possono fornire un contributo efficace. "Anche se le donne manager rappresentano ancora una minoranza, non rappresentano più una sfida nuova e unica per il gruppo dominante", suggeriscono Foss e Lyngsie.
 
La ricategorizzazione delle donne come top manager, tuttavia, può avere effetti negativi sulle altre donne in azienda, poiché spesso il loro comportamento non soddisfa le aspettative delle dipendenti in termini di solidarietà di genere. Evitare favoritismi basati sul genere può essere fondamentale per mantenere il nuovo status, al punto che, in casi estremi, le donne manager possono essere considerate "api regina", particolarmente ostili e scontrose, dalle altre donne dell'azienda, con un conseguente calo della motivazione e dell'impegno di queste ultime.
 
Gli autori notano inoltre che il salario medio delle donne è inferiore nelle aziende con un elevato numero di donne manager, ma i loro dati non permettono di spiegare in modo convincente la correlazione.

di Fabio Todesco