Un'analisi di big data misura le performance sanitarie in tutta Europa

IL CERGAS BOCCONI FA PARTE DI UN CONSORZIO INTERNAZIONALE CHE HA MONITORATO I TASSI DI SOPRAVVIVENZA DEI PAZIENTI RICOVERATI PER TRE IMPORTANTI COMUNI. LA PERFORMANCE ITALIANA RISULTA ESSERE BUONA

I big data hanno il potenziale per cambiare il modo in cui le prestazioni sanitarie vengono misurate e monitorate. È possibile influenzare l'allocazione delle risorse e le politiche sanitarie al fine di migliorare le condizioni dei pazienti e la qualità complessiva del sistema sanitario. Il Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale) dell’Università Bocconi e altri cinque centri di ricerca leader in Europa hanno completato uno studio su sei nazioni europee utilizzando banche dati delle amministrazioni sanitarie per misurare i risultati conseguiti per 1,6 milioni di pazienti ricoverati in ospedale per tre importanti patologie tra il 2006 e il 2014.
 
È stata seguita, per 365 giorni a partire dall’ospedalizzazione, l’evoluzione di pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto, ictus ischemico e frattura dell'anca, registrando le caratteristiche dell’ospedalizzazione, i trasferimenti tra ospedali, le successive cure ambulatoriali, l'uso di farmaci e gli ulteriori ricoveri. È stata poi osservata la mortalità a una anno.
 
L'infiammazione acuta del miocardio, l'ictus ischemico e la frattura dell'anca sono condizioni che influenzano la vita di un notevole numero di persone in tutta Europa e la capacità dei sistemi sanitari di trattare questi pazienti potrebbe essere migliorata. "A livello nazionale, i paesi si differenziano l'uno dall'altro e le buone prestazioni per una patologia non significano che il paese stia facendo bene anche nelle altre", afferma il professor Unto Häkkinen, dell'Istituto nazionale per la salute e il benessere in Finlandia.
 
All'interno dei paesi vi è una grande variazione regionale nei risultati delle cure per le tre patologie analizzate. Queste differenze nazionali e regionali in termini di prestazioni persistono nel tempo. Ogni paese o regione che partecipa allo studio, vale a dire Danimarca, Finlandia, Ungheria, Friuli-Venezia Giulia in Italia, Norvegia e Svezia, può utilizzare una grande quantità di dati per individuare le aree in cui le prestazioni del sistema sanitario possono essere migliorate sia in termini di qualità della cura sia di uso delle risorse.
 
EuroHOPE (European Health Care Outcomes, Performance, and Efficiency) è il primo studio  a confrontare, in modo continuativo e per lungo tempo, i pazienti in diversi paesi entro un periodo di follow-up di un anno dall'inizio della malattia. Lo studio ha utilizzato i dati di tutti i nuovi episodi nei cinque paesi e nella regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia in Italia tra il 2006 e il 2014.
 
L'Italia esce bene da questo confronto, a conferma di altre analisi internazionali. "Per queste patologie", dice Giovanni Fattore, che ha guidato il gruppo di ricerca Cergas, che comprende Helen Banks, "l'Italia è al livello dei paesi nordici, caratterizzati da sistemi sanitari universali costosi e fortemente egualitari. Il problema del nostro sistema sanitario", aggiunge Fattore,"non è la mortalità riconducibile ai servizi sanitari (grazie agli eccellenti servizi sanitari per le patologie acute), ma i fattori di rischio emergenti che colpiscono le nuove generazioni e derivano dalla lunga stagnazione dell’economia italiana".

di Ezio Renda