Quanto vale (per l'azienda) un Ceo al Congresso americano
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Quanto vale (per l'azienda) un Ceo al Congresso americano

NON SOLO TRUMP. UNO STUDIO DIMOSTRA CHE NON SOLO IL NUMERO DEI MANAGER CHE RICOPRONO CARICHE POLITICHE NEGLI USA E' RADDOPPIATO MA ANCHE CHE A BENEFICIARNE SONO SOPRATTUTTO LE AZIENDE DA CUI PROVENGONO

Sebbene l’elezione di Donald Trump sia stata insolita sotto molti aspetti, Trump è solo uno dei numerosi esempi recenti di dirigenti aziendali che si candidano a incarichi politici. William Harrison Binnie, ex Ceo di Carlisle Plastics, Inc., si è candidato senza successo per il Senato degli Stati Uniti nel 2010. Nel 2000, Jon Corzine, ex Ceo di Goldman Sachs, è stato eletto senatore, e nel 2005 è diventato governatore del New Jersey. E sono ben lungi dall’essere casi isolati. In effetti, la quota di politici in carica (membri del Congresso, senatori, presidenti e vicepresidenti) con esperienza manageriale è rimasta relativamente bassa, intorno al 13-14%, tra il 1980 e il 2000, per poi aumentare bruscamente fino al 21,2% nel 2014. Perché così tanti dirigenti passano da una carriera manageriale a una carica politica? Inoltre, in che modo l’aumento della partecipazione politica dei dirigenti influisce sulle loro imprese e sull’agenda legislativa negli Stati Uniti? In un working paper con Ilona Babenko dell’Arizona State University e Song Zhang del Boston College studiamo l’incidenza dei dirigenti aziendali tra i candidati nelle elezioni federali negli Stati Uniti tra il 1980 e il 2014.

La nostra prima constatazione è che l’aumento della quota di dirigenti con cariche elettive è stato in gran parte determinato dall’offerta, ovvero da una maggiore propensione degli uomini d’affari a candidarsi piuttosto che da una maggiore probabilità di ottenere cariche politiche. In particolare, tra il 1980 e il 2014 è raddoppiata la probabilità che un dirigente aziendale si candidi a una carica politica. Se da un lato possiamo solo speculare sulla ragione di tale aumento, dall’altro questo periodo è coinciso con un aumento dell’incertezza politica e un ruolo più ampio del governo nell’economia (misurato in base all’ammontare della spesa pubblica). Sembra quindi plausibile che il maggiore beneficio potenziale della partecipazione politica possa aver indotto un maggior numero di dirigenti a cercare una carica politica.
Osserviamo anche, cosa forse ancora più importante, che i dirigenti-politici generano grandi benefici per le loro imprese. In media le aziende del nostro campione aggiungono più di 390 milioni di dollari alla propria capitalizzazione nel momento in cui i loro dirigenti vincono le elezioni. Inoltre, alcuni di questi benefici a livello di impresa vanno a vantaggio diretto dei dirigenti, attraverso le loro partecipazioni azionarie. Il dirigente-politico medio sperimenta un aumento di oltre 540 mila dollari nel valore delle sue partecipazioni nell’azienda. Analoghi effetti si riscontrano anche quando il Congresso approva leggi promosse dai dirigenti aziendali. Sembra quindi che il mercato azionario si aspetti che i dirigenti-politici generino grandi vantaggi privati per le loro imprese (e forse anche per se stessi).

Oltre ai benefici a livello aziendale, i dirigenti-politici, se sono sistematicamente diversi dagli altri, possono avere effetti aggregati sull’agenda legislativa. Analizzando i risultati delle votazioni dei dirigenti-politici scopriamo che sono significativamente più propensi, rispetto agli altri, a votare per una legge sostenuta da gruppi d’interesse aziendali e meno propensi a votarne una sostenuta dai gruppi pro-consumatori o dai sindacati. I dirigenti-politici sono anche più propensi a collaborare con altri dirigenti-politici nella produzione legislativa, suggerendo l’utilizzo dei loro legami commerciali per formare coalizioni che promuovono gli interessi aziendali.
Infine, investighiamo sui fattori determinanti del successo elettorale dei dirigenti e sulla loro decisione di candidarsi alle elezioni. Troviamo che, tenuto conto di molte altre caratteristiche, i dirigenti-politici hanno una probabilità maggiore del 44,4% di vincere le elezioni alle quali partecipano. Ciò è sorprendente, poiché osserviamo anche che, una volta eletti, non sembrano essere più efficaci dei loro omologhi nel promuovere e approvare leggi. Sembra che gli elettori americani apprezzino l’esperienza professionale nei candidati politici.
Nel complesso, sembra che negli ultimi dieci anni i dirigenti-politici abbiano aumentato il loro coinvolgimento nel processo legislativo, e questo coinvolgimento potrebbe aver generato benefici sostanziali per le loro imprese e spostato l’equilibrio di potere verso interessi pro-business.
 
 

di Viktar Fedaseyeu
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