Infrastrutture, vedi alla voce Stefano Gatti
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Infrastrutture, vedi alla voce Stefano Gatti

LO STUDIOSO INAUGURERA' LA SUA ANTIN IP'S ASSOCIATE PROFESSORSHIP IN INFRASTRUCTURE FINANCE IL 12 FEBBRAIO

Stefano Gatti è professor of practice di Finanza alla Bocconi, un titolo che, accanto ai meriti accademici, riconosce allo studioso la vicinanza al mondo della pratica – nel suo caso, il mondo della finanza per lo sviluppo delle grandi infrastrutture. Lunedì 12 febbraio terrà la Lectio Inauguralis della sua Antin Infrastructure Partners’ Associate Professorship in Infrastructure Finance.
 
Se è comune parlare di gap infrastrutturale, perché si calcola che servano 57mila miliardi di dollari per finanziare le opere necessarie da qui al 2030, nel settore esiste anche un gap accademico, dovuto alla mancanza di un corpo consolidato di conoscenze e alla scarsità di articoli pubblicati dalle maggiori riviste scientifiche.
 
“Il gap era molto più ampio a metà degli anni ’90, quando ho cominciato a occuparmi del tema”, ricorda Gatti. “A quel tempo non si registrava ancora un grande interesse da parte degli intermediari finanziari ed erano gli stessi sviluppatori a voler capire come fosse possibile finanziare i grandi progetti”. Erano gli anni in cui la World Bank, attraverso l’International Finance Corporation, moltiplicava la sua attenzione per le infrastrutture nei paesi in via di sviluppo. “Il vero punto di svolta risale alla fine degli anni 2000, dopo la crisi finanziaria”, prosegue Gatti. “Con tassi d’interesse e rendimenti in discesa, si è scatenata la ricerca di nuove asset class che potessero assicurare rendimenti ragionevoli a rischi non estremi, e così nel mondo delle infrastrutture sono entrati i grandi fondi di private equity e private debt. Quindi, continuo a occuparmi di project financing per le opere infrastrutturali, ma le caratteristiche di queste tecniche, che servono a finanziarie ciò che i governi non sono più in grado di finanziare, sono decisamente cambiate con l’ingresso dei grandi operatori finanziari”.
 
Sul tema Gatti ha sviluppato un Mooc (Massive open online course) di grandissimo successo sulla piattaforma Coursera (Financing and Investing in Infrastructure) ed è l’autore del manuale di riferimento del settore, Project Finance in Theory and Practice, edito da Elsevier Academic Press. Ha pubblicato articoli sull’European Journal of Operational Research, Health Policy, Financial Management, European Financial Management e Journal of Money, Credit and Banking, oltre a un importante lavoro nella serie Working Papers on Finance dell’Ocse. È anche stato advisor di importanti banche per lo sviluppo e organizzazioni finanziarie, come l’Asian Development Bank, l’Inter-American Development Bank, l’Ocse e il Financial Stability Board.
 
Oltre a quello sulle infrastrutture, Gatti segue almeno altri due filoni di ricerca. Il primo riguarda il settore degli M&A, con la costruzione di un modello che si propone di determinare il livello di premio per l’acquisizione contestualmente e in relazione agli strumenti di pagamento prescelti. “Per farlo”, dice Gatti, “utilizziamo tecniche di game theory in collaborazione con Pierpaolo Battigalli del nostro Dipartimento di Scienze delle decisioni, Carlo Chiarella di Cunef Madrid e Tommaso Orlando di Banca d’Italia”.  Il secondo filone riguarda le politiche di emissione di covered bonds, obbligazioni che godono non solo della garanzia dell’emittente, ma anche di quella di un pool di asset appositamente “segregati” (tipicamente mutui). “In questo caso ci chiediamo se chi emette covered bonds paghi più di altri operatori per le altre obbligazioni, che non godono delle stesse garanzie”. A questo progetto collaborano Giacomo Nocera (Audencia Business School) ed Emilia Garcia Appendini (University of St. Gallen).
 
Stefano Gatti è anche uno dei docenti più amati dagli studenti dell’Università e di SDA Bocconi School of Management, dove insegna all’Mba e dove ha vinto, per 15 anni consecutivi, il premio di Best Mba Teacher. “La passione per l’insegnamento è innata”, commenta. “Si fa bene quello che piace fare. Mi ritengo al servizio degli studenti e se loro imparano senza annoiarsi siamo tutti più contenti”.

di Fabio Todesco
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