L'algoritmo che previene il suicidio

L'algoritmo che previene il suicidio

IN UN LAVORO INSIEME AD ALCUNI COAUTORI, DIRK HOVY SPIEGA COME I COMPUTER POSSONO AIUTARE GLI PSICOLOGI A DIAGNOSTICARE LE PATOLOGIE MENTALI

Si immagini un sistema che impara a rilevare il rischio di suicidio di una persona osservandone i social media. Fino a pochi anni fa, sarebbe stata un’ipotesi futuristica. Oggi è realtà, come dimostrano molti studi. «È effettivamente possibile valutare il rischio che un individuo abbia pensieri suicidi analizzando i testi che pubblica sui social media», spiega Dirk Hovy della Bocconi. Questi metodi, frutto di uno sforzo interdisciplinare, possono integrare le procedure tradizionali come le sedute con gli psicologi e permettono di valutare i pazienti su base continuativa.

Gli studi esistenti, tuttavia, modellano ogni disturbo mentale separatamente senza tenere conto dei dati demografici del paziente. Eppure ansia, depressione, disturbi alimentari, attacchi di panico, schizofrenia, disturbo bipolare e da stress post-traumatico si presentano spesso abbinati e sono altamente correlati con età e sesso. In Multi-task Learning for Mental Health Conditions with Limited Social Media Data, un paper scritto con Adrian Benton e Margaret Mitchell, Dirk Hovy spiega come i computer possono aiutare gli psicologi a diagnosticare i rischi di patologie mentali. Gli autori hanno creato un algoritmo in grado di prendere in considerazione non solo i testi scritti dai pazienti, ma anche variabili demografiche e altri potenziali disturbi mentali.
«In fondo è quel che fa uno psicologo. Il fatto di sapere che il paziente è, per esempio, un uomo sotto i 30 anni porta a valutare i sintomi in modo diverso rispetto a una donna sopra i 60. Abbiamo dimostrato che un modello che fa la stessa cosa può predire il rischio di alcune patologie molto meglio dei sistemi precedenti».

Si parla di una differenza di prestazioni che si traduce in altri 120 tentativi di suicidio correttamente previsti. «È davvero promettente questa nuova frontiera della valutazione automatizzata della salute mentale e del rischio di suicidio, con possibili applicazioni in campo clinico». Una frontiera, naturalmente, verso cui devono convergere psicologi, computer scientist e soprattutto pazienti.

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di Claudio Todesco
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