Stefano Rossi nel mare del risk management
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Stefano Rossi nel mare del risk management

IL TITOLARE DELLA NUOVA GRUPPO GENERALI CHAIR IN INSURANCE AND RISK MANAGEMENT SI E' OCCUPATO ANCHE DI FALLIMENTI DELLA CORPORATE GOVERNANCE E DELL'INTERAZIONE TRA SISTEMI GIURIDICI E MERCATI FINANZIARI

Crisi e scandali finanziari hanno rivelato i limiti dei paradigmi dominanti, mettendo al centro del dibattito il funzionamento del governo societario. La corporate governance, intesa come studio del sistema di incentivi contrattuali e legislativi che spinge chi prende denaro in prestito a ripagare i propri finanziatori, è precisamente il campo di ricerca di Stefano Rossi. Il professore ordinario presso il Dipartimento di Finanza della Bocconi e fellow dell’IGIER è fresco titolare della Gruppo Generali Chair in Insurance and Risk Management, che sarà inaugurata lunedì 9 aprile (CLICCA QUI per il programma). “È un grandissimo onore essere insignito della cattedra e non vedo l’ora di iniziare quella che spero sarà una lunga e proficua collaborazione”, dice. “Ci saranno benefici per la ricerca e numerose opportunità di scambio con un’eccellenza italiana. Gli studenti avranno la possibilità di entrare in contatto con un potenziale datore di lavoro”.
 
I fallimenti della governance
L’interesse di Stefano Rossi per la corporate governance è nato all’epoca degli scandali Enron e Parmalat. “Il paradigma dominante che ipotizzava l’esistenza di mercati perfetti e transazioni finanziarie certe non riusciva a spiegare i fallimenti della governance”. Durante il dottorato alla London Business School, Rossi ha lavorato ai primi progetti dedicati all’argomento. Facendo uso di un nuovo database relativo al Regno Unito, ha studiato l’evoluzione della proprietà e del controllo delle imprese in relazione ai cambiamenti legislativi. Si è poi dedicato al trasferimento di proprietà delle imprese in contesti legislativi e regolamentari diversamente efficienti. “Tramite l’analisi empirica di decine di migliaia di acquisizioni avvenute in tutto il mondo, abbiamo scoperto che un efficace mercato del controllo del trasferimento della proprietà di impresa va di pari passo con lo sviluppo dei mercati. Nelle acquisizioni transnazionali, i compratori hanno base per lo più nei paesi che vantano i sistemi legislativi migliori”.
 
Interventismo giuridico
Più di recente, Rossi ha studiato il ruolo degli azionisti nelle proposte di acquisizione. Il suo Does Mandatory Shareholder Voting Prevent Bad Acquisitions? si è inserito nel dibattito sulle acquisizioni azzardate, i cosiddetti casi di empire-building. “Nel caso in cui la legge preveda che gli azionisti debbano per forza votare per ratificare o meno la volontà acquisitiva degli amministratori, l’amministratore delegato si censura e non presenta al voto potenziali acquisizioni che non rispondono ai requisiti di massimizzazione degli interessi degli azionisti. Laddove vi sia discrezionalità, invece, il CEO richiede il voto solo nelle situazioni in cui si aspetta che esso sia positivo. È un effetto intuitivo, ma difficilissimo da individuare nei dati per problemi statistici ed econometrici”. Rossi ha studiato la governance anche dal punto di vista delle corti di tribunale. Ha analizzato il caso della Corte Suprema del Delaware che nel 1985 stabilì che un’impresa era stata venduta a un prezzo troppo basso, ritenendo economicamente responsabile il consiglio di amministrazione. “L’interventismo giuridico provocò una paralisi, limitando le opzioni di crescita delle imprese giovani e dinamiche. Un ulteriore intervento legislativo ha poi ribaltato gli effetti della sentenza. L’analisi dimostra che il costo dell’interventismo giuridico e della relativa incertezza risiede nel reprimere la crescita dei settori più dinamici dell’economia”.
 
Debito e sistemi giuridici
Nel periodo trascorso alla Stockholm School of Economics, Stefano Rossi ha iniziato a studiare la corporate governance dal lato del debito, indagando la diversa allocazione, al variare di leggi e regolamenti, dei meccanismi di tutela del prestatore. In particolare, ha messo in relazione la risoluzione contrattuale delle situazioni di dissesto finanziario con il sistema giuridico in cui esse sono osservate. “In un sistema particolarmente inefficace, l’unico contratto che funziona è quello che dà alla banca il potere di impossessarsi di beni fisici. Nei sistemi giuridici più avanzati, in cui c’è un livello soddisfacente di applicazione della legge, il contratto ottimo fa sì che la banca possa prestare anche con garanzia su beni intangibili”. In un altro paper, Rossi si è occupato della legge fallimentare americana, il Chapter 11. “È un sistema in cui i giudici potevano agire in modo discrezionale. Le imprese avevano la possibilità di scegliere i giudici e quindi di attribuire loro i casi. Questi ultimi erano perciò incentivati ad esprimersi a favore delle imprese e non delle banche”.
 
Quando il debito è sovrano
Stefano Rossi si è occupato anche di debito sovrano confrontandosi con la teoria secondo cui i governi ripagano il debito per non essere estromessi dai mercati futuri. “Casi come quello della Grecia dimostrano che non è così. Il motivo per cui i governi ripagano i prestatori è che il debito è in larga parte detenuto da banche locali laddove nella teoria tradizionale gli investitori nel debito sovrano erano esclusivamente stranieri”. Lo studio ha almeno un’implicazione sul fronte del policymaking. Quando un certo numero di banche nazionali detiene il debito nazionale, esso è relativamente non-rischioso e offre perciò una fonte di liquidità. “La proposta di ponderare il debito sovrano in relazione al rischio inserita nella regolamentazione di Basilea, che stabilisce che parte del patrimonio diventi indisponibile, può privare di liquidità le banche, le imprese e i cittadini”.
 
Le nuove frontiere del risk management
Nel working paper The Information Content of Dividends: Safer Profits, Not Higher Profits e nella lectio inauguralis della Gruppo Generali Chair dell’aprile 2018, Stefano Rossi mette in discussione la visione tradizionale del risk management. “È piuttosto ristretta”, afferma, “e non tiene conto dei casi in cui l’impresa ha difficoltà ad avere accesso ai mercati finanziari, come effettivamente accade nella realtà. Se tale accesso è imperfetto, le due leve del risk management sono la politica di compensazione degli azionisti e le giacenze di cassa. Nel paper mostriamo che, contrariamente a quanto afferma la letteratura esistente, il rischio di fluttuazione dei cash flow è la determinante primaria delle politiche di dividendi”.
 
Per saperne di più
 
Stefano Rossi, Julian Franks, Colin Mayer, Ownership: Evolution and Regulation, Review of Financial Studies 22, 2009.
 
Stefano Rossi, Paolo Volpin, Cross-Country Determinants of Mergers and Acquisitions, Journal of Financial Economics 74, 2004.
 
Stefano Rossi, Marco Becht, Andrea Polo, Does Mandatory Shareholder Voting Prevent Bad Acquisitions?, Review of Financial Studies 29, 2016.
 
Stefano Rossi, Yaniv Grinstein, Good Monitoring, Bad Monitoring, Review of Finance 20, 2016.
 
Stefano Rossi, Nicola Gennaioli, Contractual Resolutions of Financial Distress, Review of Financial Studies 26, 2013.
 
Stefano Rossi, Nicola Gennaioli, Judicial Discretion in Corporate Bankruptcy, Review of Financial Studies 23, 2010.
 
Stefano Rossi, Nicola Gennaioli, Alberto Martin, Sovereign Default, Domestic Banks, and Financial Institutions, Journal of Finance 69, 2014.
 
Roni Michaely, Stefano Rossi, Michael Weber, The Information Content of Dividends: Safer Profits, Not Higher Profits, working paper, 2018.

di Claudio Todesco
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