Come la pensano gli studenti
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Come la pensano gli studenti

L'ELEARNING E' DIFFUSISSIMO MA SPESSO USATO INCONSAPEVOLMENTE O SOTTOUTILIZZATO, COME SPIEGANO I RISULTATI DI UNA RICERCA DI MANZONI, CAPORARELLO E BIGI

L’e-learning è ampiamente diffuso, ma è ben lungi dall’essere usato nel pieno delle potenzialità. Mancano una riflessione profonda circa le implicazioni per i docenti e una ricognizione seria del punto di vista dell’esperienza degli studenti. Quest’ultima è l’oggetto di E-Learning Effectiveness from a Students’ Perspective: An Empirical Study, paper di Leonardo Caporarello, Beatrice Manzoni e Martina Bigi presentato alla conferenza ITAIS (l’Association for Information Systems in Italia) e pubblicato di recente nel libro Digital Technology and Organizational Change (Springer). La ricerca empirica è stata condotta nel 2015. Un campione di 277 studenti universitari ha risposto a un questionario online.

Alcuni risultati sono prevedibili, altri inattesi. “Pur riconoscendo una tendenza positiva per il futuro dell’e-learning, gli studenti non hanno idee così precise circa il suo significato e ne vedono solo parzialmente le potenzialità”, spiega Beatrice Manzoni. Qualche numero. Il 45% degli studenti è convinto che e-learning significhi imparare usando strumenti elettronici, il 21% non l’ha mai sperimentato, il 20% non è interessato a farlo. “Per gli studenti, l’e-learning presenta comunque più vantaggi che svantaggi, eppure ci sono ancora molte aree su cui lavorare per sfruttare appieno le sue potenzialità. I principali vantaggi consistono nella flessibilità spazio-temporale in termini di accessibilità dei contenuti, nella facilità e nella velocità di condivisione, nella possibilità di scaricare materiali messi a disposizione dal docente. Fra gli svantaggi, il più sentito è la ridotta interazione rispetto a quella che si realizza in un contesto di aula face to face tradizionale”.

Le implicazioni per i docenti sono molteplici: “Creare una learning experience che abbia lo studente al centro e allenare gli studenti a imparare in un modo diverso e auspicabilmente più efficace; ma anche migliorare le funzionalità sottoutilizzate e creare diverse occasioni d’uso”.

Per approfondire
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di Claudio Todesco
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