Flessibilita' in uscita: non la chiedono soltanto i lavoratori, ma anche le imprese
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Flessibilita' in uscita: non la chiedono soltanto i lavoratori, ma anche le imprese

VINCENZO GALASSO E PIERA BELLO LO EVIDENZIANO ANALIZZANDO IL CASO DELL'ENTRATA IN VIGORE DEL MUTUAL RECOGNITION AGREEMENT NEL 2002 IN SVIZZERA

La crescita della popolazione potenzialmente interessata dai pre-pensionamenti, crescita dovuta in parte al transito delle coorti dei baby boomer alla tarda età attiva, rende sempre più pressante la discussione sulla flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. La letteratura, però, ha finora concepito il pre-pensionamento come una scelta esclusiva del lavoratore, che agirebbe stimolato da incentivi economici o sulla scorta di motivi personali, problemi di salute, dinamiche famigliari. Meno risalto si è dato alla possibilità che siano le imprese a spingere o addirittura obbligare il lavoratore ad andare in pensione. Eppure la cronaca e l’esperienza insegnano che le aziende desiderano che lavoratori anziani, dai salari crescenti e dalla produttività decrescente, scelgano il pre-pensionamento. Nel working paper con Piera Bello Old Before Their Time: The Role of Employers in Retirement Decisions, Vincenzo Galasso offre la dimostrazione accademica del fatto che le scelte di pre-pensionamento sono propiziate anche dalle imprese. Ci riesce studiando gli effetti di uno shock esogeno, l’entrata in vigore del Mutual Recognition Agreement nel 2002, che ha liberalizzato il commercio di alcune imprese manifatturiere svizzere con l’Unione europea.

Trattandosi di un accordo valido solo per alcuni settori, ha consentito di avere un gruppo di trattamento e uno di controllo. «Le imprese che si sono trovate a fronteggiare maggiore competizione hanno aggiustato la forza lavoro più di quanto non abbiano fatto le imprese non soggette al trattato», spiega Galasso. Il ringiovanimento della forza lavoro è passato attraverso il pre-pensionamento di lavoratori fra i 56 e i 64 anni (+7% dopo il solo annuncio dell’accordo) e l’assunzione di lavoratori della fascia 31-45. «Il paper dimostra che anche le imprese domandano flessibilità in uscita. La domanda successiva è come ottenerla. Fino agli anni ’90, politiche aziendali e sindacali hanno causato l’uscita prematura dei lavoratori dal mercato scaricando il costo sulla collettività. Non è più possibile e ancor meno lo sarà in futuro. La flessibilità è però un’istanza che esiste e che va risolta rispettando equità attuariale e vincoli di bilancio».

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