Anche il diritto del lavoro deve fare un tagliando
L'INGRESSO SEMPRE PIU' MASSICCIO DELLE TECNOLOGIE NEL MONDO DEL LAVORO RISCHIA DI CREARE PROFONDE RIVOLUZIONI IN TEMA DI DIRITTI. MA IL DIRITTO DEL LAVORO, SPIEGA IN UN PAPER ANTONIO ALOISI, HA SOLO BISOGNO DI ESSERE AGGIORNATO“La retorica secondo la quale l’innovazione è tale solo se chiede perdono e non permesso è ingannevole”, afferma Antonio Aloisi, docente a contratto del Dipartimento di studi giuridici. Oltre ad avere completato un dottorato di ricerca sul lavoro via piattaforma, Aloisi ha affrontato il tema dell’impatto della tecnologia sul lavoro nel saggio Macchine, algoritmi, piattaforme: poteri aumentati e libertà virtuali. Appunti sul futuro del diritto del lavoro, di imminente pubblicazione sulla rivista Il Mulino, scritto con Valerio De Stefano, professore all’Università di Lovanio (KU Leuven). La ricerca rappresenta il tentativo di spostare il dibattito dalla misurazione degli effetti del cambiamento tecnologico, in termini di posti di lavoro persi e guadagnati, all’approfondimento di tipo qualitativo. “Di fronte ai fenomeni di automazione, digitalizzazione e ‘piattaformizzazione’ del lavoro, è bene assumere un atteggiamento pragmatico e tenersi distanti dal dibattito ideologico fra apocalittici e apologeti”. Molti nuovi dispositivi, dai wearables alle intelligenze artificiali, consentono un controllo penetrante e costante della prestazione lavorativa e concorrono a un’organizzazione del lavoro senza assumere le responsabilità che tali prerogative di comando comportano.
“Qualcuno parla di irresponsabilità organizzata. Che fare? Bisognerebbe riconciliare i moduli organizzativi innovativi con il framework regolatorio esistente e bilanciare gli interessi contrapposti attraverso il dialogo fra le parti e la contrattazione collettiva. È uno sforzo che va fatto soprattutto a livello europeo, visto il carattere sovranazionale delle piattaforme. È l’unica strada affinché la tecnologia non diventi una gabbia per l’innovazione”. Solo per fare un esempio, le prime pronunce di tribunali europei sulla sussistenza del vincolo di subordinazione nel caso dei fattorini del food delivery sono contraddittorie. Secondo il tribunale di Valencia, i rider sono lavoratori subordinati poiché sottoposti a controlli stringenti, secondo la Corte d’appello di Parigi non possono essere classificati come dipendenti perché liberi di selezionare i propri turni. “Spesso si trascura di analizzare in concreto i fattori di soggezione ai poteri di organizzazione, controllo e disciplina. Non si pensi, però, che le categorie esistenti del diritto del lavoro siano obsolete. Hanno solo bisogno di un tagliando che ne certifichi la resilienza”.
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