Gli amministratori indipendenti e nominati dalle minoranze rafforzano la trasparenza e tutelano gli azionisti
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Gli amministratori indipendenti e nominati dalle minoranze rafforzano la trasparenza e tutelano gli azionisti

L'ANALISI DEL MERCATO AZIONARIO ITALIANO CONDOTTA DA TRE STUDIOSI DELL'UNIVERSITA' BOCCONI HA EVIDENZIATO CHE LE SOCIETA' CON AMMINISTRATORI INDIPENDENTI E DI MINORANZA FORNISCONO MAGGIORI INFORMAZIONI E IN MANIERA PIU' DETTAGLIATA. LA REAZIONE DEL MERCATO DIMOSTRA CHE LE INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI SONO D'INTERESSE PER GLI INVESTITORI

La presenza di amministratori indipendenti e di minoranza è comunemente considerata una caratteristica positiva di un consiglio di amministrazione, ma c’è poca analisi empirica che lo confermi. Da uno studio di Piergaetano Marchetti, Gianfranco Siciliano e Marco Ventoruzzo, tre studiosi dell'Università Bocconi, emerge che gli amministratori indipendenti e di minoranza influenzano positivamente la quantità e la qualità (percepita dal mercato) delle informazioni diffuse, favorendo così la tutela e la trasparenza delle minoranze.
 

 
Il paper analizza 223 società quotate in Borsa nel periodo 2005-2015, per un totale di 2.003 osservazioni. In media, le società del campione forniscono circa 20 informative l'anno e la percentuale di amministratori indipendenti nel consiglio è pari al 41%.
 
Gli autori osservano una relazione positiva tra l'informativa societaria (e, in particolare, quella contabile) e la percentuale di amministratori indipendenti nel consiglio: in media, un aumento del 10% della percentuale di amministratori indipendenti è associato ad un aumento del 6,5% del numero di comunicazioni al mercato e del 14,5% del numero di comunicazioni contabili.
 
Anche la qualità degli amministratori indipendenti è rilevante, in quanto una parte significativa dell'informativa aggiuntiva è fornita quando gli amministratori indipendenti sono altamente qualificati (vale a dire con qualifiche professionali e formazione superiori alla media). Inoltre, le informazioni comunicate dagli amministratori indipendenti altamente qualificati sono ritenute preziose dal mercato, che reagisce in modo più marcato a tali informazioni rispetto a quelle diffuse dalle società con amministratori indipendenti meno qualificati.
 
«Possiamo dire che il mercato si affida maggiormente ad amministratori più istruiti e professionalmente qualificati», dice Ventoruzzo.
 
Gli studiosi rivelano anche altre caratteristiche della società trasparente quotata: le società che pubblicano più informazioni sono più internazionali, spesso quotate anche negli Stati Uniti e di dimensioni maggiori, mentre le società con una proprietà più concentrata rivelano meno.
 
Grazie ad un meccanismo obbligatorio denominato voto di lista, nelle società quotate italiane alcuni amministratori possono essere nominati da azionisti di minoranza, rendendo così l'Italia la base ideale per verificare se la loro presenza svolga un ruolo nel rilascio di informazioni privilegiate. Anche se in Italia, come nel resto dell'Unione Europea, la legge impone il rilascio di qualsiasi informazione price-sensitive (o privilegiata), risulta che la probabilità di divulgazione di informazioni privilegiate aumenta con la percentuale di amministratori indipendenti di minoranza. A un aumento del 10% degli amministratori indipendenti di minoranza sono associati una maggiore probabilità di diffusione di informazioni privilegiate (14,4%) e un aumento del 31% del numero di pagine contenenti informazioni privilegiate (che vengono non solo rese pubbliche, ma sono anche molto più dettagliate).
 
Anche in questo caso, i mercati ritengono le informazioni rilevanti, con rendimenti assoluti anomali del titolo significativamente più elevati quando vengono rilasciate informazioni privilegiate rispetto a quelle non privilegiate.
 
«Se si vuole un rigoroso rispetto degli obblighi informativi», conclude Ventoruzzo, «occorre considerare gli amministratori nominati da azionisti di minoranza come un valore per il sistema di governo societario, cosa che indubbiamente contribuisce a rendere i nostri emittenti più attrattivi per gli investitori internazionali, in particolare istituzionali come i fondi comuni di investimento. Qualcosa di cui l'economia ha bisogno per abbassare il costo del capitale e di finanziare la crescita e gli investimenti».
 
Piergaetano Marchetti, Gianfranco Siciliano, Marco Ventoruzzo, Disclosing Directors, Bocconi Legal Studies Research Paper Forthcoming, available on SSRN. 

di Fabio Todesco
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