Ostacoli al flusso di uomini e capitali tra le imprese: uno studio va alle radici dei problemi di produttivita'
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Ostacoli al flusso di uomini e capitali tra le imprese: uno studio va alle radici dei problemi di produttivita'

GIANMARCO OTTAVIANO, DELL'UNIVERSITA' BOCCONI, E COLLEGHI INDIVIDUANO NELLA CATTIVA ALLOCAZIONE DEI FATTORI UNA DELLE CAUSE PRINCIPALI DEL RALLENTAMENTO DI PRODUTTIVITA' CHE STA COLPENDO LE ECONOMIE AVANZATE DALLA CRISI FINANZIARIA DEL 2007

Dalla crisi finanziaria del 2007, senza alcuna ragione apparente, la crescita della produttività ha subito un rallentamento in tutte le principali economie e nel 2016 la produttività del lavoro negli Stati Uniti ha registrato una crescita negativa per la prima volta in 30 anni. Parte della spiegazione di questo enigma della produttività nelle economie avanzate può risiedere in una difficoltà generalizzata di riallocazione delle risorse tra imprese dello stesso settore e della stessa area geografica, come risulta da un nuovo studio di Gianmarco Ottaviano, professore di Economia all'Università Bocconi, e colleghi. Sorprendentemente, si registrano maggiori difficoltà nella riallocazione delle risorse all’interno di settori in cui la tecnologia sta cambiando più rapidamente piuttosto che tra settori con differenti velocità di cambiamento tecnologico.
 
Anche se un decennio di produttività rallentata è un pesante fardello per i paesi coinvolti, non ha tuttavia ancora prodotto dati sufficienti per spiegare le radici del fenomeno. Il paese da osservare per avere una serie di dati sufficientemente lunga è l'Italia, con i suoi 25 anni di crescita stagnante della produttività. Un problema cruciale per la produttività, suggerisce il caso italiano, è la cattiva allocazione delle risorse: il fatto che le risorse non fluiscano senza intoppi da usi meno produttivi a usi più produttivi è una ragione importante del rallentamento.

 
La cattiva allocazione è più forte «all'interno» di industrie e aree geografiche che non «tra» industrie e aree. Le politiche più efficaci, in altre parole, non promuovono la ridistribuzione delle risorse dai settori meno produttivi a quelli più produttivi, ma dalle imprese più deboli a quelle che ottengono risultati migliori in ogni settore o area geografica.
 
In condizioni ideali e prive di attrito, la capacità di generare reddito da determinati fattori di produzione dovrebbe essere la stessa per tutte le imprese. Quando le aziende che generano modesti ricavi non rilasciano fattori a favore di aziende più produttive, c'è cattiva allocazione: le prime rimangono inefficientemente grandi e le seconde inefficientemente piccole.
 
La cattiva allocazione è notevolmente aumentata in Italia dal 1995 e ciò rappresenta un’importante causa del rallentamento della produttività italiana che ne è seguita.  Se la cattiva allocazione fosse rimasta ai livelli del 1995, la produttività totale dei fattori aggregata sarebbe stata superiore del 18% rispetto al livello attuale e la crescita annua del PIL sarebbe stata superiore dell'1%.
 
Ad esserne maggiormente colpiti non sono stati i soliti sospetti, bensì le grandi aziende dell'Italia nord-occidentale, che operano in settori dove la frontiera tecnologica si è ampliata più velocemente.
 
Poiché l'aumento della cattiva allocazione è dovuto in gran parte all'aumento della quota di imprese inefficientemente grandi, tra le politiche più efficaci da attuare vi sono una più efficace regolamentazione delle procedure fallimentari delle imprese, la promozione di un mercato del credito più efficiente, con operatori finanziari specializzati in ristrutturazioni e turnover aziendali, e una riforma dell‘indennità di disoccupazione, incentrata sul lavoratore più che sul posto di lavoro.
 
Tra le imprese inefficientemente piccole vi sono quelle che detengono una quota maggiore di investimenti in attività immateriali quali R&S, branding e marketing, il che richiede lo sviluppo di una componente non bancaria dei mercati finanziari, in quanto il capitale di rischio e il private equity hanno maggiori probabilità di finanziare imprese altamente innovative e rischiose.
 
Anche le imprese con un maggior numero di laureati dispongono di risorse insufficienti, il che indica che hanno difficoltà a ricoprire con candidati adeguati posti che richiedono un elevato livello di competenze specifiche.
 
Sara Calligaris, Massimo Del Gatto, Fadi Hassan, Gianmarco Ottaviano, Fabiano Schivardi, The Productivity Puzzle and Misallocation: An Italian Perspective, in Economic Policy, in Economic Policy, DOI: 10.1093/epolic/eiy014.

di Fabio Todesco
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