L'identita' comune  puo' derivare dalla tutela dei diritti
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L'identita' comune puo' derivare dalla tutela dei diritti

L'ESEMPIO DEGLI STATI UNITI, NATI SUL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI, DEV'ESSERE SEGUITO DALL'UE, COME AFFERMA GRAZIELLA ROMEO IN UN PAPER

Il riconoscimento di diritti fondamentali può giocare un ruolo importante nel processo di integrazione europea. Lo afferma Graziella Romeo nel paper Building Integration Through the Bill of Rights? The EU at the Mirror apparso sul Georgia Journal of International and Comparative Law. “Il pessimismo che circonda il processo di integrazione deriva dalla convinzione che non sia possibile creare una forma statale europea a causa della diversità fra gli Stati membri. Questa teoria dà per scontato che altrove il processo sia stato fluido e naturale. E invece anche gli Stati Uniti, che consideriamo un’esperienza federale di successo, hanno avuto una storia travagliata di sintesi delle culture dei singoli stati impegnati a preservare la propria identità”. È stato il riconoscimento di diritti fondamentali, in un processo che va dal centro (la federazione) alle periferie (i singoli stati), a contribuire in modo determinante alla creazione e al rafforzamento di un’identità nazionale. Qualcosa di simile può accadere in Europa.

“Ci sono resistenze di natura politica che non possono essere superate da dinamiche di integrazione giuridica”, spiega Romeo. “Ma è altrettanto vero che alcuni diritti, per esempio la libertà di contrarre matrimonio o la tutela dei dati personali, si trasformano in potenti creatori di identità quando sono le istituzioni centrali ad assicurare il loro esercizio”. È un processo che ha a che fare con due dinamiche. La prima è la federalizzazione, che prevede una crescente integrazione fra i livelli di governo degli stati e dell’Unione. La seconda è la costituzionalizzazione, vale a dire il processo che porta le norme costituzionali a occupare tutti gli spazi dell’ordinamento e quindi tanto il rapporto fra cittadino e stato, quanto quello fra cittadini. “Quest’ultimo è un punto su cui l’Unione Europea ha fatto passi avanti significativi. Il processo di integrazione non va dato per morto”.

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