COVID: donne disponibili a pagare di piu' per i test e a rispettare le regole
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COVID: donne disponibili a pagare di piu' per i test e a rispettare le regole

UN'INDAGINE BOCCONI E UCL ILLUSTRA CHE LE DONNE ITALIANE, CON PERCEZIONE PIU' ALTA DEL RISCHIO, SONO DISPOSTE A PAGARE DI PIU' TEST SIEROLOGICI E TAMPONI E SONO PIU' PROPENSE A RISPETTARE LE MISURE DI SICUREZZA

Le donne italiane, rispetto agli uomini, temono maggiormente di contrarre il virus e percepiscono una maggiore efficacia dei sistemi di testing e sono disposte a pagare di più per test sierologici e tamponi. È quanto emerge dai risultati preliminari di un’indagine, parte di un progetto su Coronavirus e percezione del rischio condotto da Pamela Giustinelli, Bocconi, e Gabriella Conti, University College London. I risultati inoltre illustrano che le donne sono più propense a rispettare le misure di sicurezza, quali mascherine e social distancing, mentre gli uomini sono più propensi all’uso di Immuni.
 
L’indagine ha coinvolto un campione della popolazione italiana nei primi di giugno, all’inizio della Fase 3 dell’emergenza. Riguardo il tampone, la differenza media nel WTP (willingness to pay - la disponibilità a spendere) tra donne e uomini è di 5 euro. Per il test sierologico la differenza media è di 6 euro. Tali differenziali di genere erano già emersi in una prima fase dell’indagine ad inizio maggio, ma con differenziali maggiori (8 euro per il tampone e 11,25  per il sierologico).
 
Queste differenze di genere persistono anche a parità di caratteristiche delle persone quali l’età, lo stato lavorativo, il reddito familiare, ecc. e altre misure rilevanti quali le percezioni di rischio legate al coronavirus (probabilità soggettiva di averlo contratto o  di contrarlo), e le percezioni di affidabilità del test.
 
“Il differenziale di genere in WTP  è sostanziale e significativo. Una prima motivazione riguarda la differente percezione soggettiva del rischio di contrarre il virus tra i generi. Nel nostro campione le donne assegnano in media una probabilità soggettiva più elevata rispetto agli uomini,” illustra Giustinelli. “Altro fattore riguarda la propensione al rischio e l’altruismo. Le donne tendono infatti ad avere una tolleranza al rischio più bassa, e un grado di altruismo più alto, in media, rispetto agli uomini. Infine, un altro motivo empiricamente più rilevante è legato alla percezione dell’efficacia del testing nel contrastare e controllare l’epidemia. Nel nostro campione, infatti, le donne hanno una percezione in media più positiva di tale efficacia.”
 
L’indagine ha riscontrato differenze tra uomini e donne anche in altri ambiti. Riguardo le intenzioni – misurate come probabilità percentuali soggettive (tra 0 e 100%) – di seguire le regole di comportamento nelle prossime 4 settimane, le donne riportano una probabilità maggiore di seguire una serie di misure quali: indossare la maschera (+2.45 punti percentuali rispetto agli uomini), mantenere la distanza sociale di sicurezza (+5.64 punti percentuali) e indossare mascherina e mantenere distanza (+5.10 punti percentuali). Delle differenze, seppur contenute, statisticamente significative.
 
Riguardo l’uso dell’app Immuni, invece, la differenza di genere e’ a favore degli uomini, che riportano di essere più informati rispetto alle donne e di aver scaricato l’app in percentuale leggermente superiore: 27% , rispetto al 26.1%. Inoltre, la probabilità di scaricare e utilizzare attivamente Immuni in futuro e’ di circa il 38.7% tra gli uomini, superiore di 4 punti percentuali rispetto alla media indicata dalle donne.

di Tomaso Eridani
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