I contatti intergenerazionali fanno capire la pandemia
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I contatti intergenerazionali fanno capire la pandemia

UN PROGETTO DI NICOLETTA BALBO, FRANCESCO BILLARI E ALESSIA MELEGARO AIUTA A CAPIRE COME LIMITARE LE OCCASIONI DI CONTAGIO E PROTEGGERE I SOGGETTI PIU' DEBOLI

Chi studia le malattie infettive ben conosce il ruolo decisivo che hanno i contatti sociali nella loro diffusione. In questo senso il COVID-19 ha attirato fin da subito l’interesse di demografi ed epidemiologi per la sua particolare letalità per le fasce di popolazione più anziane.
 
“Nella prima parte di un progetto, già pubblicata, con Francesco Billari e Alessia Melegaro ci occupiamo proprio di questo aspetto, cioè di mettere in relazione la diffusione dell’epidemia e i contatti intergenerazionali, studiando gli andamenti di questi ultimi nei diversi paesi”, spiega Nicoletta Balbo, docente del Dipartimento di Scienze politiche e sociali. “Per l’analisi empirica abbiamo affiancato dati demografici, provenienti da alcune indagini che offrono informazioni su co-residenze e contatti intergenerazionali delle persone over 60 in diversi paesi, a dati tipicamente usati in epidemiologia, estratti da diari di individui ai quali è stato chiesto di riportare tutti i contatti avuti in una giornata. Il risultato è stato che entrambe le tipologie di dati offrono un quadro simile: nei paesi del Sud Europa, come Italia e Spagna, giovani, adulti e anziani hanno più contatti tra loro”.
 
La ricerca del COVID Crisis Lab è dunque approdata alla sua seconda fase, nella quale all’interno dei modelli epidemiologici sono inserite alcune dimensioni sociodemografiche (struttura per età della popolazione, numero di contatti e eterogeneità per età di tali contatti) per osservare come varia lo scenario dell’epidemia al variare di ciascuna di esse. “Capire come questi elementi abbiano influito sull’iniziale diffusione della pandemia, può poi anche servire ad informare i modelli predittivi”, continua la docente. “La dimostrazione di come si muovono i contatti sociali degli individui oggi deve suggerire come e dove intervenire per limitare le occasioni di contagio o individuare i soggetti più a rischio. L’importanza dei contatti sociali è sempre stata al centro degli studi epidemiologici, ma il COVID ha accelerato il matrimonio tra questi dati e quelli sociodemografici, unendo due mondi che prima tendevano a ragionare in modo autonomo e che ora invece diventano sinergici. Lo studio, inoltre, conferma l’importanza di tenere conto per ogni paese delle sue caratteristiche sociodemografiche, della struttura per età della popolazione, della cultura, del modello familiare, del setting istituzionale e di welfare, perché tutto è inter-connesso e quando si è di fronte a una pandemia di questo tipo non si può ignorare nessun aspetto”.
 

di Emanuele Elli
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