Quali bilanci hanno resistito al COVID
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Quali bilanci hanno resistito al COVID

L'ANALISI DEI BILANCI 2020 DELLE SOCIETA' NON FINANZIARIE QUOTATE A MILANO, CONDOTTA DALLA KPMG CHAIR IN ACCOUNTING DELLA BOCCONI, RIVELA CHE LE GRANDI IMPRESE, QUELLE PIU' LIQUIDE E QUELLE A GESTIONE FAMILIARE SI SONO DIMOSTRATE PIU' RESILIENTI

Dopo un primo semestre orribile, i corsi azionari delle società non finanziarie quotate sulla Borsa italiana sono tornati, alla fine del 2020, sugli stessi valori di inizio anno, ma il COVID ha lasciato profonde cicatrici sui bilanci, secondo l’analisi dei conti di 273 società quotate a Milano (equivalenti alla pressoché totalità della capitalizzazione di borsa delle società non finanziarie). Lo studio è stato condotto dalla KPMG Chair in Accounting della Bocconi e firmato dalla titolare, Annalisa Prencipe, con Antonio Marra.
 
Il fatturato complessivo 2020 è inferiore del 16,8% rispetto a quello del 2019 (a metà anno il calo superava il 20%), mentre il risultato operativo (EBIT) e l’utile netto aggregati registrano crolli intorno al 45%.


 
In un contesto simile, la redditività ha inevitabilmente sofferto. La redditività media del capitale proprio (ROE) è diventata negativa (-3,29% rispetto al 2,48% del 2019), mentre la redditività media del capitale investito (ROA) si è più che dimezzata, dal 3,77% del 2019 al l’1,64% del 2020.
 
A conferma della forte riduzione dell’operatività delle imprese, il capitale circolante netto operativo a livello aggregato è diminuito di oltre il 10%. Gli interventi pubblici si sono comunque dimostrati efficaci. Attraverso la cassa integrazione, hanno saputo ridurre il costo del lavoro per dipendente del 5,6% a parità di occupazione, mentre attraverso le garanzie pubbliche hanno ridotto il costo medio del debito dal 4,8% al 4,2%.
 
“Le conseguenze della crisi non sono però state avvertite in modo omogeneo”, afferma Prencipe, “e alcune imprese si sono dimostrate più resilienti”.
 
Le differenze tra settori erano attese: tecnologie, farmaceutico e ambiente & mobilità verde hanno addirittura registrato piccoli aumenti del margine operativo lordo (EBITDA), mentre trasporti, moda&lusso e entertainment&leisure lo hanno visto crollare tra il 38% e il 51%.
 
Meno attese sono, invece, le differenze in termini di dimensione delle imprese. “Se, nel primo semestre, le medie imprese erano andate meglio”, spiega Prencipe, “considerando tutto il 2020 è la grande impresa ad uscirne meglio, grazie alla maggiore possibilità di mobilitare risorse”. La resilienza è stata favorita anche dalla disponibilità di risorse liquide prima dell’inizio della pandemia.
 
Le imprese a controllo familiare, infine, hanno ottenuto risultati migliori, “probabilmente perché, in un momento di crisi, una proprietà più concentrata e più vicina al management consente una maggiore reattività”

di Fabio Todesco
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