Un metodo scientifico per la gestione dell'innovazione
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Un metodo scientifico per la gestione dell'innovazione

UNO STUDIO DI CAMUFFO MOSTRA LA VALIDITA' DEL METODO SCIENTIFICO APPLICATO ALLA GESTIONE DELL'INNOVAZIONE E AD ALTRE SITUAZIONI TIPICHE DELL'INCERTEZZA AZIENDALE, ANZICHE' PRENDERE DECISIONI BASATE SU ISTINTO E INTUIZIONE

Le decisioni imprenditoriali in condizioni di incertezza sono, per definizione, un ambito nel quale non esistono best practice garantite. La gestione dell’innovazione rientra in questa categoria, al punto che, secondo una survey pubblicata da Harvard Business Review, i manager di fronte all’ignoto tendono a prendere decisioni più in base all’istinto o alle proprie intuizioni che a giudizi fondati su ragionamenti solidi e dati di fatto.
 
“La nostra ricerca è iniziata così, pensando che gli imprenditori e le persone chiamate a decidere dovrebbero invece adottare l’approccio proprio degli scienziati e dunque generare nuove teorie, osservare fenomeni, raccogliere evidenze, costruire esperimenti, comparare risultati e solo infine trarre conclusioni”, spiega Arnaldo Camuffo, professore di organizzazione aziendale e primo firmatario della ricerca A Scientific Approach to Innovation Management: Evidence from Four Field Experiments (gli altri sono Alfonso Gambardella, Danilo Messinese, Elena Novelli, Emilio Paolucci e Chiara Spina).
 
“Siamo in una fase evolutiva della storia nella quale c’è tantissima disponibilità di dati per costruire nuove “teorie di business”. Si pensi per esempio ad Amazon, che, utilizzando l’enorme massa di dati derivante dalle transazioni con i clienti, riesce a immaginare e offrire servizi e prodotti completamente inediti. Ma i dati da soli non parlano; è importante perciò avere un framework, una teoria appunto, che li interroghi in modo adeguato, utilizzando anche le logiche più sofisticate di machine learning e AI. Questo consente di generare teorie e di interrogarsi in modo nuovo, ragionando per analogie e parallelismi, sviluppando il pensiero laterale e la creatività”.
 
I vantaggi di questo approccio sono facilmente intuibili. Mettere a punto idee e progetti per nuovi prodotti, servizi e imprese più innovativi, solidi e convincenti. Testarli presto, con piccoli esperimenti, evitando investimenti (di tempo, capitale umano e finanziario) che potrebbero rivelarsi inutili. Ridurre le possibilità di incappare in errori “falsi positivi” e mitigare dunque i rischi dell’applicazione su larga scala. “Non sembri una prassi così strana, Google o Netflix compiono esperimenti di continuo sui propri portali, anche semplicemente per testare una nuova app, il layout di un website o la grafica di un nuovo video”, osserva il docente.
 
“Il compito del nostro studio, però, era quello di dimostrare con i fatti la validità del metodo scientifico applicato al management dell’innovazione e per questo abbiamo analizzato gli effetti di quattro esperimenti svolti in Italia e UK. Nei prossimi mesi amplieremo poi questa ricerca attraverso altri cinque esperimenti in Italia, UK, Paesi Bassi, Cina e Tanzania. Inoltre, abbiamo intenzione di applicare questo metodo non solo all'innovazione di mercato, ma ad altre situazioni che hanno le stesse caratteristiche di incertezza come operazioni di m&a o la selezione del top management”.

di Emanuele Elli
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