Una chiamata alla partecipazione politica femminile
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Una chiamata alla partecipazione politica femminile

LE DONNE AFRICANE TENDONO AD AVERE ATTEGGIAMENTI PIU' POSITIVI VERSO LA PARTECIPAZIONE FEMMINILE ALLA POLITICA SE POSSIEDONO UN TELEFONO CELLULARE, MENTRE LA RESISTENZA DEGLI UOMINI E' PIU' DIFFICILE DA SUPERARE, SECONDO UNO STUDIO DI CARLOTTA VARRIALE ET AL.

In Africa, una donna con un telefono cellulare è una donna più sicura di sé, capace di immaginarsi come membro del Parlamento o ministro. Gli uomini, però, non hanno la stessa percezione. Vedere le donne che sviluppano familiarità con la tecnologia mobile non intacca la loro convinzione che la partecipazione politica debba essere una prerogativa soprattutto maschile.
 
Un recente studio di Carlotta Varriale (Università Bocconi), Luca Maria Pesando (McGill University), Ridhi Kashyap (Università di Oxford), e Valentina Rotondi (Supsi e Oxford) esamina se l'uso dei telefoni cellulari modelli gli atteggiamenti verso la partecipazione delle donne in politica, rendendo più accettabile che le donne ricoprano ruoli istituzionali.
 
Sfruttando i dati dell'AfroBarometer, gli autori analizzano questa relazione in 36 paesi del continente, un contesto geografico in cui la partecipazione delle donne alla politica e al processo decisionale rimane molto limitata, anche quando si tratta di temi che hanno un impatto sulla vita delle donne stesse.


 
La letteratura esistente ha osservato preferenze divergenti tra donne e uomini sulle politiche relative alla spesa pubblica (ad esempio, le infrastrutture), all'accesso all'acqua potabile e ai progetti di alleggerimento della povertà, con gli ultimi due temi sostenuti più dalle donne che dagli uomini. “Ciononostante”, dice Varriale, “la rappresentanza e la partecipazione femminile in politica tendono ad essere minori proprio nelle aree che mostrano i più alti tassi di divergenza di genere tra le politiche - cioè quelle che trarrebbero i maggiori benefici da un aumento della partecipazione delle donne in politica”.
 
Lo studio mostra che possedere un telefono cellulare ha un effetto notevole sulla probabilità che un intervistato sia d'accordo con la partecipazione delle donne alla politica, con il dato che aumenta di circa 5,3 punti percentuali.
 
“Questo risultato rafforza l'idea che l'adozione della tecnologia da parte delle donne, migliorando la connettività e ampliando l'accesso alle informazioni, possa essere una leva di successo per migliorare lo status delle donne e promuovere il benessere della società”, afferma Varriale.
 
   

La relazione, però, è vera solo per le donne e possedere un telefono cellulare non sembra aprire le vedute degli uomini. Anche se i dati disponibili non permettono di trarre conclusioni su questo argomento, gli autori pensano che la mancanza di effetto sugli uomini potrebbe essere dovuta a due ragioni: o vivono in società in cui le norme sociali favoriscono così fortemente gli uomini, che le credenze trasformative e gli ideali che l'informazione “mobile” trasmette non sono abbastanza forti da spostare i loro preconcetti; o il contenuto a cui gli uomini sono esposti - o il tipo di informazione che cercano e a cui accedono attraverso i telefoni cellulari - è di natura diversa.
 
Se è perciò vero che una via promettente per sfruttare la tecnologia ai fini dello sviluppo sostenibile consiste nell’investire in un accesso più economico ed equo alle tecnologie, permettendo soprattutto alle donne la proprietà dei telefoni mobili, e concentrandosi sullo sviluppo delle competenze ICT, i risultati suggeriscono anche che altre politiche, volte a cambiare gli atteggiamenti di genere, dovrebbero essere rivolte agli uomini. “Cambiare gli atteggiamenti di genere tra gli uomini potrebbe richiedere politiche strutturate intorno a interventi educativi mirati, di sensibilizzazione e consapevolezza, a partire dalla prima età, e accompagnati da riforme istituzionali volte a rendere i contributi economici delle donne all'interno e all'esterno della famiglia sia più preziosi che più visibili", concludono gli autori.
 
L'articolo è l'ultimo studio del progetto DISCONT project (Discontinuity in Household and Family Formation), finanziato dall'ERC e guidato da Francesco Billari, professore ordinario di Demografia all'Università Bocconi.
 
Carlotta Varriale, Luca Maria Pesando, Ridhi Kashyap, Valentina Rotondi; “Mobile Phones and Attitudes toward Women’s Participation in Politics: Evidence from Africa”. Sociology of Development 2021; DOI: https://doi.org/10.1525/sod.2020.0039.
 

di Fabio Todesco
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