Il successo della transizione ecologica dipendera' dalla distribuzione dei costi
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Il successo della transizione ecologica dipendera' dalla distribuzione dei costi

STUDIANDO L'AREA B DI MILANO, TRE PROFESSORI DELLA BOCCONI HANNO OSSERVATO CHE, TRA COLORO CHE HANNO DOVUTO CAMBIARE AUTO, LA PROBABILITA' DI MODIFICARE IL PROPRIO VOTO A FAVORE DELLA LEGA, CHE SI OPPONEVA ALLA POLITICA, E' STATA DEL 55% PIU' ALTA

Una distribuzione ineguale dei costi della transizione ecologica può farla deragliare, innescando un contraccolpo politico che potrebbe portare al potere partiti contrari all'agenda verde.
 
I professori della Bocconi Italo Colantone, Livio Di Lonardo e Marco Percoco, insieme a Yotam Margalit (Tel Aviv University) hanno trovato prove di un tale contraccolpo analizzando il caso dell'Area B, un importante divieto di circolazione per le auto inquinanti a Milano, nel loro studio “The Political Consequences of Green Policies: Evidence from Italy.”
 
Il divieto, introdotto dall'amministrazione comunale guidata dal Partito Democratico, è stato annunciato nel luglio 2018, è stato inizialmente attuato in due fasi, a febbraio e ottobre 2019, e si è rivelato piuttosto controverso. La destra populista, con la Lega, si è particolarmente opposta alla politica, dipingendola come un'iniziativa “della sinistra radical-chic”, che penalizza la gente comune.

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Mentre tutti i cittadini milanesi hanno beneficiato della politica in termini di qualità dell’aria, il costo è ricaduto sulle sole spalle di coloro che sono stati costretti a cambiare auto o a modificare le proprie abitudini di mobilità per continuare a viaggiare.
 
Attraverso un sondaggio su 1.073 proprietari di auto a Milano, gli autori hanno osservato che la perdita mediana autostimata per i cittadini colpiti dalla politica (293 intervistati) è stata di ben 3.750 euro. Gli studiosi hanno potuto, quindi, confrontare il comportamento di voto di questo gruppo nelle elezioni europee del 2019 con quello dei proprietari di auto molto simili, ma leggermente meno inquinanti, non interessati dalla politica (412 intervistati).
 
Il principale oppositore politico del divieto, la Lega, è il chiaro vincitore in termini elettorali. “I proprietari di auto colpiti dal divieto,” dice Colantone, “hanno avuto 13,5 punti percentuali in più di probabilità di votare per la Lega. Considerando che il tasso base di sostegno alla Lega nel campione era del 24,4%, significa che possedere un'auto colpita dall'Area B ha aumentato la probabilità di votare per la Lega alle elezioni successive del 55% rispetto al tasso base.”
 
In maniera forse sorprendente, però, i guadagni della Lega non sono arrivati a spese del Partito Democratico. Solo il 3% di chi è passato alla Lega proveniva dal Partito Democratico e la maggior parte di loro, il 49%, proveniva da partiti minori, vale a dire piccoli gruppi che non erano nemmeno specificati in una lista degli otto partiti più popolari.
 
Nel complesso, questa evidenza indica che la risposta alla politica di Area B non è stata uno spostamento di elettori di centro-sinistra verso la Lega. Piuttosto, sembra riflettere una coalizione di elettori fino ad allora meno propensi a votare per i partiti principali.
 
Gli studiosi hanno anche indagato il meccanismo che ha portato gli elettori coinvolti a spostare le loro preferenze e hanno concluso che il voto non è stato la conseguenza di un cambiamento di mentalità verso atteggiamenti e comportamenti meno rispettosi dell'ambiente. Piuttosto, ha avuto origine dall'ostilità verso un approccio politico ambientalista che pone costi sproporzionati su un gruppo ristretto di persone.
 
Infatti, gli elettori colpiti non erano meno disposti degli altri a visitare siti web verdi - anzi, lo erano leggermente di più. Erano, però, ben 36 punti percentuali più propensi a condividere l'opinione secondo cui “preservare l'ambiente è responsabilità dei governi e delle grandi aziende più che dei cittadini.”
 
"Nel complesso, i proprietari di automobili interessati dal divieto sembrano più propensi a sostenere un ruolo attivo del governo e delle grandi aziende nell'azione ambientale, anche se questo comporta tasse più alte, o prezzi più alti da pagare per beni e servizi ecologici. Questi risultati suggeriscono una preferenza per un approccio diverso, forse più equo, alle politiche ambientali,” afferma Colantone.
 
Il comportamento di una minoranza di elettori colpiti, che ha però ricevuto una qualche forma di compensazione, conferma che affrontare le conseguenze distributive è fondamentale per portare avanti politiche verdi che siano politicamente sostenibili. Gli elettori risarciti, infatti, non mostravano maggiore propensione a sostenere la Lega rispetto a quelli non colpiti.
 
Italo Colantone, Livio Di Lonardo, Yotam Margalit, Marco Percoco, “The Political Consequences of Green Policies: Evidence from Italy” (March 7, 2022). BAFFI CAREFIN Centre Research Paper No. 2022-176, Available at SSRN. DOI: http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.4049870.
 

di Fabio Todesco
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