Le restrizioni COVID hanno pesato di piu' sulla salute mentale di donne e giovani
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Le restrizioni COVID hanno pesato di piu' sulla salute mentale di donne e giovani

I RICERCATORI DEL CENTRO DONDENA DELLA BOCCONI HANNO OSSERVATO CHE TUTTE LE RESTRIZIONI HANNO AVUTO EFFETTI NEGATIVI SUL BENESSERE MENTALE IN EUROPA, TRANNE LA CHIUSURA DEI POSTI DI LAVORO. L'EUROPA ORIENTALE E' ANDATA PEGGIO DELL'EUROPA OCCIDENTALE

Le restrizioni senza precedenti volte ad arginare la diffusione del virus COVID-19 hanno certamente raggiunto l'obiettivo immediato di salvare vite umane limitando la potenziale esposizione al virus, in particolare per le persone vulnerabili. Tuttavia, queste misure hanno anche avuto un impatto persistente sulla salute mentale di ampie fasce della popolazione. Uno studio condotto da Veronica Toffolutti, Samuel Plach, Teodora Maksimovic, Giorgio Piccitto, Letizia Mencarini e Arnstein Aassve del Centro Dondena per la Ricerca sulle Dinamiche Sociali e le Politiche Pubbliche con Massimiliano Mascherini (Eurofound) rileva che questi effetti sul benessere psicologico sono stati più pesanti per alcuni gruppi sociali, in particolare (ma non solo) per le donne con figli che vivono in casa.
 
Lo studio, il primo nel suo genere, si è posto l'obiettivo di tracciare la relazione di 13 specifiche misure restrittive (non-pharmaceutical policy interventions, NPI) con il benessere mentale (mental wellbeing, MWB) dei residenti in diversi Paesi europei. I dati provengono dall'indagine Eurofound “Living, Working and COVID-19”, condotta raccogliendo le caratteristiche demografiche e socio-economiche di oltre 150.000 individui dei 27 Stati membri dell'UE e del Regno Unito. Da questo gruppo è stato estratto un campione di oltre 15.000 individui per le interviste.
 
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Nel complesso, lo studio ha rilevato variazioni di MWB pari a -3,9%, per le restrizioni ai viaggi internazionali; -1,5% per le restrizioni agli incontri privati; -1,4%, per il tracciamento dei contatti; e +1,8% per la chiusura dei luoghi di lavoro rispetto ai livelli di MWB pre-pandemia. In altre parole, la chiusura dei luoghi di lavoro ha di fatto migliorato la salute mentale delle persone, ma questo è stato l'unico effetto positivo. I risultati suggeriscono che alcuni dei gruppi con livelli di MWB già molto bassi prima della pandemia hanno sofferto di più. Ad esempio, prima della pandemia il livello medio di MWB delle donne era già notevolmente inferiore a quello degli uomini. Questi divari sono aumentati durante la pandemia e ciò indica molto probabilmente che le stesse disparità sottostanti sono aumentate.
 
“Tutte le prove indicano che i gruppi che si percepiscono in una condizione meno stabile e più rischiosa hanno sofferto di più,” afferma Letizia Mencarini. Tali gruppi comprendono le donne, le persone con un più basso livello di istruzione e i giovani studenti. C'è anche una differenza significativa tra i Paesi occidentali, che in genere hanno sistemi di welfare migliori, e l'Europa orientale, più povera.
 
Sebbene il contenimento dell'impatto del virus COVID-19 sui sistemi sanitari fosse chiaramente lo scopo principale di tutti gli interventi non farmacologici, questi risultati suggeriscono che questi interventi siano stati progettati senza una sufficiente attenzione alla prevenzione delle conseguenze sulla salute mentale dei gruppi più vulnerabili. “Una maggiore cooperazione e una maggiore uniformità degli interventi relativi al COVID-19 potrebbero ridurre le disparità nel modo in cui la pandemia colpisce i diversi Paesi europei e ridurre la necessità di limitare i movimenti tra di essi,” conclude Letizia Mencarini.
 
Veronica Toffolutti, Samuel Plach, Teodora Maksimovic, Giorgio Piccitto, Massimiliano Mascherini, Letizia Mencarini, Arnstein Aassve, “The association between COVID-19 policy responses and mental well-being: Evidence from 28 European countries.” Social Science & Medicine, May 2022, DOI: https://doi.org/10.1016/j.socscimed.2022.114906.
 

di Andrea Costa
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