Una mappa dell'attrattivita' degli investimenti nelle infrastrutture agroalimentari
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Una mappa dell'attrattivita' degli investimenti nelle infrastrutture agroalimentari

UNO STUDIO A CURA DI STEFANO GATTI, TITOLARE DELLA CATTEDRA ANTIN INFRASTRUCTURE PARTNERS IN INFRASTRUCTURE FINANCING, TRACCIA LE TENDENZE DI LUNGO PERIODO E METTE A CONFRONTO LE VARIE APPLICAZIONI IN UN SETTORE SEMPRE PIU' IMPORTANTE

Gli investimenti nel settore agroalimentare si possono considerare un sottoinsieme della più ampia classe degli investimenti in infrastrutture. Tenendo presenti alcune tendenze di lungo periodo, è quindi necessario offrire ai potenziali investitori degli strumenti analitici che possano diminuire il grado di incertezza e indicare quali sono i sottosettori più interessanti. È l’argomento di uno studio curato da Stefano Gatti, professore Antin IP in Infrastructure Finance, con l’aiuto di un team di ricerca comprendente Carlo Chiarella (CUNEF Universidad, Madrid), Vitaliano Fiorillo, Aristea Saputo e Marianna Lo Zoppo (tutti di SDA Bocconi). Lo studio, che sarà presentato questo pomeriggio nel corso di un convegno (clicca qui per informazioni e iscrizione), anticipa alcuni contenuti di un libro di cui è prevista l’uscita all’inizio del 2023.
 
Lo studio, che comprende i risultati del quarto anno del piano di ricerca quinquennale, si compone di due distinte sezioni. La prima è dedicata alla disamina dei fenomeni sociali, politici e ambientali che avranno un impatto sull’agribusiness, i cosiddetti “megatrends”, raggruppati in quattro temi. Il primo è la crescente domanda di alimenti, causata sia dall’aumento della popolazione mondiale sia dal cambiamento degli stili di vita anche nelle aree in via di sviluppo. Il secondo tema è quello del mutamento climatico, che sta già avendo conseguenze molto significative sull’agricoltura. Il terzo riguarda l’evoluzione tecnologica, la cui influenza positiva si riflette sulla maggiore produttività ed efficienza del settore. Il quarto e ultimo tema è quello dell’integrazione del commercio globale, recentemente messa a rischio dai ben noti eventi geopolitici.
 
La seconda sezione, frutto di una ricerca sul campo, punta a mappare i diversi ambiti del comparto agroalimentare per poterne apprezzare l’attrattività nel medio periodo. Bisogna comunque notare che gli investitori maggiormente disposti verso questo comparto sono proprio quelli più attivi nelle infrastrutture in generale, il che lascia supporre che sia ormai acquisita l’appartenenza dell’agribusiness alla classe degli investimenti infrastrutturali. Incrociando lo stadio di sviluppo tecnologico dei vari settori dell’agribusiness con la loro accettabilità sociale e normativa, lo studio di Stefano Gatti li classifica in tre diverse categorie: alta, media e bassa attrattività. Ad esempio, le acquaculture innovative fanno parte del gruppo ad alta attrattività (insieme alla coltivazione delle alghe, l’agritech, i prodotti a base vegetale, la tracciabilità avanzata e il food delivery) data la loro elevata legittimazione sociale, mentre all’altro estremo l’agrovoltaico intelligente, fra gli altri, trova ostacoli legati all’impatto estetico sull’ambiente che ne limitano l’accettabilità sociale oltre a un quadro legislativo ancora poco definito.
 
Come spiega Stefano Gatti, “i progressi tecnologici (e la conseguente riduzione dei costi) e l'evoluzione dei quadri normativi sono indicatori fondamentali per prevedere la futura diffusione della maggior parte delle applicazioni esaminate. Inoltre, il gradimento dei consumatori e, più in generale, l’ambito pubblico giocano un ruolo fondamentale nel determinare il successo o il fallimento di una tecnologia.”
 

di Andrea Costa
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