In acqua per migliorare la resistenza allo stress
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In acqua per migliorare la resistenza allo stress

I MANAGER DELL'EXECUTIVE MBA SDA BOCCONI HANNO SPERIMENTATO, NELLA PISCINA DEL BOCCONI SPORT CENTER, L'EFFICACIA DI UN PROTOCOLLO DI SELF EMPOWERMENT BASATO SULLA MODULAZIONE DELLA RESPIRAZIONE

Nei mesi scorsi, la piscina Aquamore del Bocconi Sport Center è stato il teatro di una ricerca sperimentale, volta a valutare l’efficacia di due protocolli di potenziamento neurocognitivo in manager sottoposti a condizioni di stress reiterato.
 
Il progetto ha visto collaborare SDA Bocconi School of Management, l’International research center for Cognitive Applied Neuroscience (IrcCAN) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Associazione Facilitatori Risorse Umane (AFRU). Lo studio, da una parte, ha confermato l’efficacia di un protocollo di neuroempowerment ideato e già validato da IrcCAN, che coniuga pratiche di mindfulness e uno strumento wearable di neurofeedback, una smart band collegata a una app in grado di rilevare e monitorare le risposte cerebrali durante esercizi di meditazione, offrendo al praticante dei feedback sonori in tempo reale sui livelli di concentrazione o distrazione. Dall’altra, lo studio ha per la prima volta testato scientificamente l’efficacia di un protocollo (Mind~theDeep) basato su esercizi di modulazione della respirazione, sia a secco, sia in acqua, confrontandoli con i risultati ottenuti dal protocollo Mindfulness.
 
Due gruppi di manager partecipanti all’Executive MBA di SDA Bocconi, perfettamente comparabili per ogni variabile rilevante, per un totale di 18 persone, sono stati assegnati ai due interventi di potenziamento. Il gruppo Mindfulness-Neurofeedback, accompagnato dallo staff di IrcCAN, si è sottoposto a brevi sessioni giornaliere di mindfulness con il supporto del sistema wearable neurofeedback, svolte in autonomia e di durata crescente (da 5 a 20 minuti) per 4 settimane. Il gruppo Mind~theDeep, sotto la guida del team di AFRU, ha invece partecipato presso la piscina Aquamore del Bocconi Sport Center a 6 sessioni di modulazione della respirazione in acqua della durata di 90 minuti (una ogni due settimane), con ulteriori esercizi di respirazione da eseguire in autonomia.
 
Tutti i partecipanti hanno preso parte a incontri di assessment prima e dopo l’intervento al fine di misurare l’effetto dei protocolli, sottoponendosi nei laboratori di IrcCAN a test psicometrici, task neurocognitivi e alla misurazione dell’efficienza delle funzioni cognitive e fisiologiche tramite neurometriche.
 
In entrambi i casi sono stati registrati miglioramenti in termini di gestione dello stress, auto-consapevolezza e regolazione emotiva. Il gruppo Mind~theDeep ha mostrato, in particolare, una maggiore capacità di percepire reazioni affettive e modificazioni corporee associate a stati di stress, mostrando un notevole incremento dell’autoconsapevolezza, della regolazione attentiva e dell’autoregolazione sotto stress. Il gruppo Mindfulness-Neurofeedback ha mostrato un incremento specifico anche dell’efficienza neurocognitiva e delle funzioni esecutive, un gruppo di abilità mentali che comprende regolazione attentiva, controllo esecutivo, flessibilità cognitiva, problem solving, memoria di lavoro, pianificazione strategica e ragionamento logico.
 
“Il protocollo Mind~theDeep deriva da una metodologia (Deep Inside – State of Mind) applicata con successo su atleti di altissimo livello di diverse discipline da Alessandro Vergendo, mental coach sportivo e formatore, che ha gestito con il team di AFRU questa parte dell’esperimento. Se da un lato il riscontro positivo del protocollo Mindfulness-Neurofeedback era atteso, in virtù delle precedenti validazioni di IrcCAN, gli effetti del protocollo Mind~theDeep su una popolazione diversa da quella degli atleti sono risultati per alcuni obiettivi, come il controllo dello stress e l’autoconsapevolezza, ben al di sopra delle aspettative e altamente significativi,” afferma Carlo Altomonte, responsabile dell’iniziativa per SDA Bocconi.
 
“Una delle spiegazioni che possiamo ipotizzare,” afferma Alessandro Vergendo di AFRU, “è che l’immersione attivi una parte di cervello ancestrale che non usiamo più da quando siamo diventati animali terrestri, ma che è ancora capace di mobilitare risorse utili quando ci ritroviamo a operare nell’ambiente acquatico.”
 
“Pur trattandosi ancora di risultati preliminari, raggiunti lavorando su un piccolo campione,” continua Carlo Altomonte, “le conclusioni sono talmente incoraggianti che, con il collega Massimo Magni, coordinatore dei programmi executive di Leadership alla SDA Bocconi, stiamo pensando a un percorso di ricerca che li sviluppi in modo più strutturato.”

di Fabio Todesco
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