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Oltre l'economia: le conseguenze sociali e politiche della deindustrializzazione

, di Fabio Todesco
Un progetto di ricerca in sociologia politica di Anne Marie Jeannet ha ottenuto un ERC Starting Grant. Studiera' gli effetti della deindustrializzazione sulla partecipazione politica in un arco di tempo che va dal 1965 al 2015

La deindustrializzazione ha un prezzo. Diversi prezzi, in realtà. Non è solo una questione di PIL e non impatta solo sulla vita di chi perde il lavoro. «Colpisce gli individui, le famiglie e le comunità ed è probabile che abbia plasmato la socializzazione politica dei giovani che vivono nelle aree in fase di deindustrializzazione», dice Anne-Marie Jeannet, la research fellow che ha ottenuto un ERC Starting Grant dall'European Research Council per DESPO (Deindustrializing Societies and the Political Consequences), un progetto di ricerca in sociologia politica, «eppure, solo l'aspetto economico è stato studiato a fondo».

«Mentre la letteratura accademica è ricca di analisi economiche della deindustrializzazione degli ultimi anni, il mio progetto di ricerca la studia in una visione multidimensionale e di lungo periodo», dice Jeannet. «Studierò un arco temporale che va dal 1965 al 2015 in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, utilizzando sia dati delle anagrafi delle imprese che microdati longitudinali che permetteranno l'osservazione degli individui e delle famiglie a livello locale».

I risultati preliminari di uno studio pilota attualmente in corso suggeriscono un'alternativa alla narrazione prevalente, che vede la crescita del populismo come effetto dello sviluppo di una classe di lavoratori danneggiati dal processo di globalizzazione. «In primo luogo», spiega Jeannet, «deindustrializzazione e globalizzazione non sono le stesse: la prima precede la seconda. In secondo luogo, la principale conseguenza della deindustrializzazione sembra essere una riduzione della soddisfazione per la democrazia e l'abbandono della vita politica, non necessariamente lo sviluppo di un'inclinazione populista. E il tutto ha senso: dal momento che l'industrializzazione e la partecipazione democratica sono storicamente andate di pari passo, un declino dell'industria ha riconfigurato il modo in cui i cittadini vedono e partecipano al loro sistema politico».