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Francesca Lecci interviene alla Camera sulla sanita' calabrese

, di Fabio Todesco
La direttrice dell'EMMAS ha analizzato le prospettive del sistema in un'audizione della Commissione Affari Sociali

La costruzione di una governance che favorisca la collaborazione, e non la conflittualità, tra il livello aziendale, quello regionale e quello statale; un sistema di valutazione dell'operato dei commissari (o direttori generali) delle aziende sanitarie in un orizzonte temporale (almeno 3-5 anni) coerente con le esigenze di change management; la soluzione del circolo vizioso che ha portato allo svuotamento delle capacità sanitarie e gestionali nella regione. Sono, questi, i nodi che una riforma del sistema sanitario calabrese dovrebbe risolvere, secondo l'analisi condotta da Francesca Lecci, direttrice dell'Executive Master in Management delle Aziende Sanitarie e socio-assistenziali (EMMAS), nel corso dell'audizione alla XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sulla gestione sanitaria in Calabria di martedì 17 novembre.

Lecci ha esordito portando all'attenzione dei deputati quattro gruppi di dati, che fotografano lo stato di un sistema sanitario commissariato da oltre 10 anni. L'aspettativa di vita in buona salute in Calabria è di 52,9 anni, contro i 67,7 del Trentino Alto Adige; più del 20% dei calabresi si rivolge alle strutture sanitarie di altre regioni, ogni anno, per soddisfare le proprie esigenze di salute; tra il 2010 e il 2017 la Calabria ha perso il 17% della forza lavoro sanitaria e il 25% di quella amministrativo-gestionale in campo sanitario; i tempi medi di pagamento sono più lunghi di quelli consentiti dalle norme nazionali e comunitarie e i Livelli essenziali di assistenza sono tornati sotto la soglia minima consentita.

La direttrice dell'EMMAS si è soffermata su quello che definisce il circolo vizioso delle capacità. "Il piano di rientro", ha detto, "non ha prosciugato solo le risorse finanziarie, ma anche quelle di capacità, molto più difficili da reintegrare. La crisi del COVID, infatti, ha svincolato le prime, ma non le seconde: nuovi letti di terapia intensiva, per esempio, necessitano di professionalità che hanno bisogno di tempo per essere formate". E invece, ha proseguito, "i migliori talenti calabresi non ambiscono a sviluppare il proprio percorso in regione, a meno di atti di eroismo".

Si dovrà perciò costruire una rete, anche extra-regionale, per attirare talenti disposti ad adoperarsi, anche a tempo, per trasferire in regione le competenze sanitarie e gestionali perdute. "Serve, insomma, un piano di lungo periodo, con validi sistemi di misurazione delle performance, basati su pochi ma significativi indicatori".

L'intervento di Francesca Lecci è disponibile sulla webtv della Camera all'indirizzo https://webtv.camera.it/evento/17108, da 2h05' in poi.