Un aiuto alle donne che cercano lavoro
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Un aiuto alle donne che cercano lavoro

ALEXIA DELFINO HA OTTENUTO UN FINANZIAMENTO DAL NBER PER TESTARE UNO STRUMENTO TECNOLOGICO CHE POTREBBE PORTARE BENEFICI A CHI CERCA LAVORO, AGLI IMPIEGATI DEI CENTRI PER L'IMPIEGO E ALL'ECONOMIA NEL SUO COMPLESSO

Alexia Delfino, assistant professor del Dipartimento di Economia della Bocconi, ha ottenuto un finanziamento dal National Bureau of Economic Research (NBER) per un progetto che mira a rendere più facile la ricerca di lavoro, soprattutto per le donne, e più efficaci i centri per l'impiego.
 
Insieme a Raffaella Sadun (Harvard Business School), ha proposto di testare gli effetti di uno strumento tecnologico innovativo che mira a fornire ai disoccupati in cerca di lavoro informazioni altamente personalizzate sulle loro competenze, e sulla corrispondenza delle loro competenze (skill-match) con quelle richieste in diverse occupazioni per le quali esiste una forte domanda. Lo strumento è stato sviluppato da PHYD, uno spin-off no-profit di Microsoft e Adecco, con gli input delle due studiose e sarà testato nei centri per l'impiego della Lombardia (AFOL Metropolitana).
 
La teoria che verrà testata insieme allo strumento tecnologico è che le frizioni informative, psicologiche e di disponibilità di tempo possano inibire la capacità di chi cerca lavoro di impegnarsi efficacemente in una ricerca produttiva, e che le donne siano particolarmente esposte a tali frizioni.
 
Le informazioni limitate sulle trasformazioni che avvengono nel mercato del lavoro potrebbero indurre le persone in cerca di lavoro a essere troppo ottimiste sulla propria capacità di trovare un impiego senza impegnarsi in ulteriore formazione o riqualificazione. È probabile che la minore connessione delle donne al mercato del lavoro peggiori questi vincoli informativi.
 
Le barriere psicologiche e gli atteggiamenti verso il rischio inducono resistenza al cambiamento e ansia alla prospettiva di fare domanda per occupazioni che possono essere in contrasto con la propria identità lavorativa. Le donne solitamente registrano livelli più alti di avversione al rischio.
 
La necessità di combinare la vita lavorativa con il lavoro di cura e i doveri domestici influenza il processo di ricerca di nuove opportunità di lavoro e di formazione. Questo peso ricade sproporzionatamente sulle donne.
 
“Implementeremo uno studio controllato randomizzato all'interno dei processi dei centri per l'impiego partner. Questo ci permetterà di stimare rigorosamente l'effetto della nostra nuova tecnologia sulla ricerca di lavoro, sulla riqualificazione e sui tassi di ricerca del lavoro tra i nostri partecipanti”, spiega Delfino.
 
Le ricercatrici mirano anche a capire come lo strumento possa aiutare i lavoratori dei centri per l’impiego, che sono spesso sommersi da molti casi da seguire e frustrati dalla mancanza di tempo per aiutare chi cerca lavoro. Le due studiose stanno lavorando intensamente con gli impiegati dei centri per trovare il modo migliore di usare la tecnologia come strumento per aiutare anche il loro lavoro.
 
“I risultati del nostro esperimento aiuterebbero non solo per chi cerca lavoro e i centri per l'impiego, ma anche  l'economia nel suo complesso”, conclude Delfino. “C'è sempre più accordo sul fatto che la crisi pandemica possa esacerbare la cattiva allocazione dei talenti tra occupazioni e settori. Riallocare i disoccupati in modo più efficiente è quindi un obiettivo politico primario”.

di Fabio Todesco
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