La ricerca prima di tutto
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La ricerca prima di tutto

UN AMORE PER L'ECONOMIA NATO TARDI E COLTIVATO ATTRAVERSO STUDI INTERDISCIPLINARI. JEROME ADDA, PROFESSORE DEL DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E DEAN PER LA RICERCA DELL'UNIVERSITA' BOCCONI, SI RACCONTA. E, A PROPOSITO DI RICERCA, RICORDA L'IMPORTANTE CONTRIBUTO ALLA LOTTA AL COVID19 PRODOTTO DAGLI STUDIOSI DEL COVID CRISIS LAB DELLA BOCCONI FIN DALL'INIZIO DELLA PANDEMIA

L'economia non è stata la sua prima vocazione. Laureato in biochimica, per Jérôme Adda, professore del Dipartimento di economia e dean per la Ricerca dell'Università Bocconi, la vocazione per le scienze economiche è arrivata dopo, al momento di iniziare un PhD. Affascinato dalla locandina di un programma sul campo e contro il parere di tutti, decide di intraprendere un Master in economics.

Inizia così il suo viaggio sulla strada dell'economia
Trovavo affascinante che si potesse descrivere e cercare di capire il comportamento umano in modo formale. Detto questo, la mia strada verso l'economia è stata ancora più tortuosa. Come professore assistente a Londra, ho avuto un doppio incarico in economia e in epidemiologia per molti anni. Ho imparato cosa significasse l'interdisciplinarità, quanto può essere gratificante e complicata. Le discipline accademiche possono essere molto diverse in termini di approcci, linguaggio e metodi anche se cercano di descrivere lo stesso fenomeno. Si deve imparare il linguaggio dell'altra disciplina per impegnarsi con essa.

Come vede la ricerca alla Bocconi durante la crisi del Covid?
Negli ultimi due anni, la ricerca sul Covid-19 è stata un campo di prima linea e molti ricercatori hanno raddoppiato i loro sforzi lavorando sia sui loro argomenti che sul Covid-19, per contribuire rapidamente a ottenere più risultati nella lotta contro il virus. La Bocconi, e i suoi ricercatori, si sono particolarmente impegnati, creando già nel maggio 2020 il Covid Crisis Lab, un laboratorio di ricerca multidisciplinare che ha coinvolto tutti i dipartimenti e centri di ricerca della Bocconi. Più di 40 ricercatori si sono impegnati in progetti di ricerca in quattro aree tematiche: salute; società; economia, finanza e imprese; questioni legali. E i ricercatori della Bocconi hanno pubblicato numerosi studi sulle principali riviste scientifiche, dando il loro contributo ai policy maker impegnati a prendere decisioni importanti per la vita dei cittadini e delle nazioni. Ho iniziato a studiare le epidemie prima del Covid-19 e ora ho uno studio in corso sulle epidemie in relazione ai comportamenti individuali.
Ma viviamo in un'era digitale e, ancora di più quando siamo in un'emergenza, siamo sollecitati a comunicare velocemente. Quindi il rischio è quello di comunicare i risultati al pubblico prima che siano stati convalidati e prima che ci sia consenso su di essi. Una comunicazione confusa può diminuire la fiducia delle persone nei consigli scientifici, perché vedono i ricercatori discutere. Tuttavia, discutere fa parte del processo di generazione dei fatti scientifici. I ricercatori non sono mai d'accordo all'inizio ma, alla fine, molti disaccordi diventano accordi.

Pensa che la comunità scientifica abbia prodotto una comunicazione confusa sul Covid-19?
Penso che la ricerca abbia bisogno di tempo per costruire un consenso, ma negli ultimi due anni, data l'urgenza, la tentazione è stata quella di trarre conclusioni e dare consigli dopo poche settimane. Il tempo è importante. Normalmente, sono necessari due o tre anni per sondare i risultati, per produrre risposte. Capisco la volontà di essere utile alla società, ma c'è anche una questione più a lungo termine che è la fiducia della società nella scienza. Questo è un capitale importante e l'erosione è molto pericolosa per la nostra professione ma anche per la società in generale. Un esempio è il dibattito medico e politico sull'utilità delle maschere che è nato all'inizio della crisi. All'inizio, c'era una vera incertezza sull'efficacia di una tale politica, soprattutto a livello della popolazione. Questo dibattito è stato percepito dal grande pubblico come un segno che non ci si poteva fidare degli scienziati, e ha creato confusione e minato le politiche successive.

Che ruolo ha l'Università Bocconi nel sostenere la ricerca? E lei come dean per la ricerca?
La Bocconi è un'università di ricerca: produce conoscenza d'impatto che poi porta in aula. La condizione per farlo è creare l'ambiente giusto, fatto di competenze ma anche di servizi, per attrarre i migliori ricercatori. Noi siamo riusciti a creare il giusto ecosistema e i dati lo confermano. Ogni anno attiriamo nuovi professori da tutto il mondo (quest'anno ben 25) e il numero dei nostri grant ERC, il più importante finanziamento europeo alla ricerca, è in costante crescita. Ad oggi, abbiamo ospitato ben 40 progetti.
L'obiettivo finale è quello di incoraggiare la ricerca, gli studi di buona qualità, perché la qualità fa la differenza nella ricerca e permette anche alla Bocconi di competere con le più rinomate università del mondo. In questo modo la Bocconi rimane ai vertici delle classifiche universitarie mondiali, di cui la ricerca costituisce circa il 70-80% dei punteggi totali. Quest'anno, nonostante la crisi, abbiamo pubblicato il più alto numero di articoli A+ di sempre. Questo è un risultato fantastico, e parla della qualità della nostra facoltà. Come dean, e come presidente del Research Committee (ReCo), insieme all'Università cerchiamo di fornire organizzazione, servizi e i giusti incentivi per rendere le persone più produttive nel modo giusto. Forniamo anche fondi per iniziare gli studi, essenzialmente per i juniors. Possono avere più difficoltà, rispetto ai senior, a trovare il primo budget per dare il via al loro lavoro.
 
BIOGRAFIA
L'economia familiare, l'economia del lavoro e l'economia della salute sono alcuni dei temi che Jérôme Adda ha approfondito maggiormente. I suoi principali contributi hanno riguardato l'effetto delle politiche pubbliche sul comportamento sanitario, l'analisi della diffusione delle malattie, i legami tra reddito e salute, il ruolo del capitale umano sulle scelte di carriera e la crescita dei salari nel ciclo di vita. Adda ha conseguito il dottorato in Economia all'Università di Parigi (Sorbona), dopo aver studiato Biologia all'AgroParisTech ed Economia e Statistica all'ENSAE (École nationale de la statistique et de l'administration économique) di Parigi. È professore di Economia all'Università Bocconi dal 2014. In precedenza, è stato professore all'Istituto Universitario Europeo (Firenze), nonché professore all'University College di Londra. È stato managing editor della Review of Economic Studies, dal 2013 al 2017, e di nuovo nel 2021.

di Camillo Papini
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