Mixite', luci a San Siro
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Mixite', luci a San Siro

MELISSA MIEDICO GUIDA L'INTERVENTO DELLA BOCCONI IN UN PROGETTO PER MIGLIORARE L'EDUCAZIONE AI DIRITTI IN UN QUARTIERE PROBLEMATICO DI MILANO

Il progetto Mixité, che vede la Bocconi impegnata insieme ad altre organizzazioni attive nel campo sociale, ha ottenuto un consistente finanziamento dell’Agenzia per la Coesione Territoriale. Melissa Miedico, docente di diritto penale alla Scuola di Giurisprudenza, è la referente del progetto per l’Università e curatrice dello sportello giuridico al centro dell’iniziativa.
 
L’obiettivo è quello di contrastare la povertà educativa in uno dei punti difficili di Milano. Il Municipio 7, e in particolare i quartieri di Baggio e San Siro, soffre di problemi acuti e drammatici di vulnerabilità sociale che devono essere affrontati con umanità ma anche con competenza e costanza. Le attività in cui il progetto si articola sono molte: interventi di accompagnamento allo studio dentro e fuori la scuola, sostegno psicologico per studenti e famiglie, orientamento scolastico. La presenza di uno sportello di orientamento giuridico per le famiglie in difficoltà permette poi di sostenere in modo integrato il benessere delle persone più fragili.
 
Le premesse di questa iniziativa risalgono al 2019, anno in cui la scuola di Giurisprudenza dell’Università Bocconi ha appunto aperto nel quartiere San Siro, zona ad alta presenza di immigrati in gran parte nordafricani, uno sportello di supporto giuridico. Se da una parte questo era ed è uno dei modi in cui la Bocconi realizza la sua missione di ateneo attivamente legato al territorio milanese, dall’altra è anche una preziosa opportunità per gli studenti di Giurisprudenza che sotto la guida dei loro docenti acquisiscono esperienze pratiche di grande valore.
 
Per Miedico il successo di questo sportello è motivo di grande soddisfazione personale e professionale. Ormai infatti il quartiere non solo è al corrente dell’esistenza di questa possibilità di conoscere i propri diritti e di imparare ad esercitarli correttamente, ma ne riconosce l’importanza come fattore di integrazione.
 
La chiave di tutto è la riduzione della povertà educativa. La presenza all’interno delle scuole è certo importante anche simbolicamente, poiché le scuole sono il luogo per eccellenza dove si impara, ma risponde anche all’esigenza di coinvolgere il più alto numero possibile di persone del quartiere. In una realtà così periferica, è facile sentirsi respinti ed emarginati. E chi si sente respinto e ghettizzato rischia più da vicino di diventare preda di dipendenze o di gruppi criminali, alimentando un conflitto sociale già oltre il livello di guardia. La consapevolezza dei propri diritti e doveri, al contrario, è un potente fattore di integrazione e di inclusione.

Una pratica burocratica non andata a buon fine, ad esempio, può essere una fortissima causa di frustrazione e di angoscia per chi vive nella precarietà; ma se c’è qualcuno che aiuta a comprendere i motivi del fallimento e insegna a usare procedure più corrette si disinnesca un potenziale rischio di ulteriore emarginazione. Melissa Miedico lo dice chiaramente: “Tranquillizzare una famiglia è il primo passo per inserirla.”
 

di Andrea Costa
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