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Deglobalizzazione, protezionismo e nazionalismo. L'Europa sapra' evitare la deriva?

, di Fabio Todesco
Il primo incontro della serie Bocconi Research for Europe and the World Economy, lunedi' 13 marzo, sara' dedicato alle nuove sfide per l'Europa in un mondo sempre piu' chiuso e meno solidale

Gli esiti elettorali del referendum per Brexit e delle presidenziali americane dimostrano che il mondo è diventato più imprevedibile e che rischia di diventare più chiuso e meno solidale. Nel dibattito pubblico compare sempre più spesso la parola deglobalizzazione.

Bocconi Research for Europe and the World Economy (Brewe) è l'iniziativa dell'Università Bocconi per fare in modo che le scienze sociali possano far sentire la propria voce, stimolare il dibattito pubblico e servire da guida per politici e amministratori che vogliano implementare politiche basate su dati oggettivi.

Nel primo appuntamento della serie, Globalization at a Turning Point? Challenges for Europe (lunedì 13 marzo, ore 15, Aula Magna, via Gobbi 5, in collaborazione con il Corriere della Sera) si esploreranno le origini dei sentimenti nazionalisti, protezionisti e isolazionisti in Europa.

A votare per i partiti nazionalisti e protezionisti sono soprattutto le aree in cui, prima dell'ingresso della Cina nel Wto, era più alta la quota di occupazione nel settore manifatturiero e che hanno perciò pagato il prezzo più alto alla concorrenza low cost cinese, notano Italo Colantone e Piero Stanig, rispettivamente economista e politologo della Bocconi, nel loro The Trade Origins of Economic Nationalism: Import Competition and Voting Behavior in Western Europe. I due studiosi, presentando il loro lavoro nel corso dell'incontro, ricondurranno il successo dei partiti nazionalisti e protezionisti europei proprio allo shock subito da vaste aree del continente a causa della crescita delle importazioni di prodotti cinesi.




Altre analisi evidenziano, invece, la relazione tra l'insediamento di rifugiati e la crescita dei consensi per i partiti anti-immigrazione e per quelli di centro-destra. È il caso di Christian Dustmann, professore di economia allo University College London, che presenterà Refugee Migration and Electoral Outcomes, un paper che accerta tale relazione per la Danimarca. Fanno eccezione alla regola solo le città più grandi, mentre l'effetto è più pronunciato nelle aree in cui – prima dell'insediamento – i tassi di criminalità erano più alti.

Alle presentazioni seguirà un policy panel, moderato dal giornalista Paul Taylor di Politico.eu, con Michael Spence, Premio Nobel per l'economia nel 2001; Richard Baldwin, Centre for Economic Policy Research; Servaas Deroose, Commissione europea; Francesco Giavazzi, Università Bocconi, e Daniel Gros, Centre for European Policy Studies.

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