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Meno di un lavoro su due e' sicuro in caso di contagio

, di Fabio Todesco
Tito Boeri e colleghi hanno calcolato quante persone potrebbero lavorare in sicurezza in assenza di dispositivi di protezione individuale

Nel pieno del lockdown, Tito Boeri, professore ordinario di Economia del lavoro in Bocconi, ha analizzato il trade-off tra lavoro e sicurezza in sei economie europee insieme ad Alessandro Caiumi (Fondazione Rodolfo Debenedetti e Bocconi) e Marco Paccagnella (OCSE). In assenza di dispositivi di protezione individuale, conclude il paper del Covid Crisis Lab, meno della metà dei posti di lavoro avrebbero potuto essere considerati sicuri, anche dopo l'allentamento dei vincoli di mobilità e consentendo un contatto faccia a faccia limitato.

La quota di posti di lavoro sicuri varia dal 42,93% in Spagna al 49,17% in Svezia, con l'Italia al 46,23%, il Regno Unito al 47,71%, la Francia al 47,87% e la Germania al 48,93%.

In particolare, gli autori hanno stimato che a fine marzo circa il 15% dei posti di lavoro in Europa era svolto a distanza, contro il 10% in tempi normali, ma che una quota dal 24% al 31% poteva potenzialmente essere svolta da casa ed essere quindi considerata completamente sicura. "Questi lavori sono concentrati principalmente nei servizi. Professori, ingegneri, avvocati, architetti sono solo alcuni esempi delle professioni incluse in questa categoria".

Prevedendo l'eliminazione delle più severe limitazioni di distanziamento, gli autori hanno aggiunto i lavori che comportano una mobilità limitata fuori casa e nessun contatto personale (veterinari, custodi di animali, forestali e addetti alla conservazione, archivisti, gioiellieri, chimici, ecc.); e una mobilità limitata e un contatto faccia a faccia poco frequente e sicuro (meccanici, idraulici, elettricisti, autisti, ecc.), raggiungendo così la quota del 40-50% dei posti di lavoro.

Purtroppo, la percentuale di posti di lavoro sicuri è particolarmente bassa nella maggior parte delle industrie strategiche coinvolte nella guerra contro il coronavirus, in particolare quelle che potrebbero contribuire a migliorare le capacità nel settore sanitario. Inoltre, l'opzione di richiamare al lavoro i lavoratori più giovani, che sembrano avere un rischio molto più basso, sarebbe meno efficace di quanto si pensi, perché i giovani sono sottorappresentati nei lavori non sicuri e una gran parte di loro, in Italia, vive con genitori vulnerabili.

Tito Boeri, Alessandro Caiumi, Marco Paccagnella,"Mitigating the Work-Safety Trade-Off", in COVID Economics, Issue 2.