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Alberto Alesina, lo scienziato che ha assicurato lunga vita all'economia

, di Fabio Todesco
Il 24 e 25 maggio la Bocconi celebrera' il lavoro di uno dei suoi alummi piu' illustri. Voleva estendere le frontiere dell'economia alle sfere della storia e della sociologia e ha finito per aprire il nuovo campo della political economy

Dopo la scomparsa di Alberto Alesina, Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti e suo coautore, ha scritto sul Washington Post che "è difficile immaginare il campo della political economy senza di lui." Alla Bocconi, Guido Tabellini, che lo conosceva dai tempi degli studi universitari, ha osservato che "Alberto è stato uno degli economisti più creativi del suo tempo. Aveva due caratteristiche che hanno reso il suo lavoro così importante e influente. In primo luogo, poneva domande fondamentali che nessuno aveva mai posto prima. In secondo luogo, aveva un'intuizione potente, che gli permetteva di individuare gli aspetti chiave di un problema." L'Economist ha scritto che ad Alesina "non dispiaceva essere una voce dissenziente."

La curiosità intellettuale di Alberto Alesina sarà celebrata alla Bocconi, il 24 e 25 maggio, con una conferenza scientifica. (Potete cliccare su questo link per il programma e su questo link per seguire la conferenza online - passcode 240522 se necessario).

Laureato alla Bocconi e dottorato ad Harvard (il suo relatore di tesi alla Bocconi è stato Mario Monti, ad Harvard Jeffrey Sachs), quando è scomparso nel 2020 Alesina era Nathaniel Ropes Professor of Political Economy ad Harvard, dove ha insegnato per più di tre decenni e dove è stato anche presidente del Dipartimento di Economia dal 2003 al 2006.

Con la sua tesi di dottorato, Alesina ha aperto il campo della political economy (da non confondersi con quella che, nei decenni passati, veniva chiamata economia politica in Italia, e che corrisponde all'inglese economics), un settore interdisciplinare che "esamina le interazioni tra le istituzioni politiche, i partecipanti al sistema politico, come gli elettori e i funzionari eletti, e i risultati economici in senso lato," come recita la pagina web del Programma di Economia Politica dell'NBER (fondato da Alesina). Alesina ha dimostrato che il conflitto politico ha un ruolo centrale nella spiegazione di diversi fenomeni macroeconomici, tra cui l'accumulo del debito pubblico e le scelte di secessione e integrazione da parte di nazioni sovrane.

In uno studio anticipatore, condotto insieme a Lawrence Summers, Alesina ha dimostrato che le banche centrali indipendenti sono lo strumento migliore per tenere a bada l'inflazione.

Il miglior esempio del suo coraggio di dissentire è il suo lavoro sull'aggiustamento fiscale e l'austerità, culminato in un libro del 2019 con i professori della Bocconi Francesco Giavazzi e Carlo Favero (Austerity: When it Works and When it Doesn't, Princeton University Press). Se i governi seguissero sempre politiche fiscali adeguate, non avremmo quasi mai austerità, sostengono gli autori. I governi dovrebbero registrare disavanzi e contrarre debiti solo durante le recessioni e in rari periodi in cui le esigenze di spesa sono elevate (come in caso di guerra o calamità naturali). Questi deficit dovrebbero essere bilanciati da avanzi di bilancio durante i boom e quando le esigenze di spesa sono ridotte. Tuttavia, per ragioni che la political economy è in grado di spiegare, i governi miopi promuovono obiettivi immediati a scapito di quelli a lungo termine, accumulano debito e rendono inevitabili gli aggiustamenti fiscali.

In un'epoca in cui i piani di riduzione del deficit erano fuori moda, Alesina e i suoi coautori hanno sostenuto che non tutte le austerità sono uguali e che, quando sono necessarie, i tagli alla spesa sono molto più efficaci degli aumenti delle tasse. In pochissimi casi, gli aggiustamenti fiscali possono persino essere espansivi e i governi che impongono tali misure non sono necessariamente destinati a perdere popolarità e ad essere sostituiti.

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La conferenza della Bocconi tratterà i temi di political economy che Alesina stava studiando negli ultimi anni, "quando era particolarmente interessato al ruolo dei fattori culturali e delle credenze come determinanti delle scelte economiche e politiche e della coesione sociale," dice Eliana La Ferrara, docente di Economia dello Sviluppo alla Bocconi e una delle organizzatrici della conferenza. Molti di questi argomenti sono oggi al centro della ricerca di suoi allievi, colleghi e amici. Le tre sessioni saranno incentrate su cultura; disuguaglianza e diversità; convinzioni politiche e political economy comportamentale.

Alesina ha mostrato la persistenza di alcuni tratti culturali e ha aperto un altro filone di ricerca, affrontando il tema della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Con Paola Giuliano e Nathan Nunn, ha osservato che le società in epoca preindustriale si dividevano tra quelle che utilizzavano l'aratro e quelle che utilizzavano la rotazione delle coltivazioni. Poiché l'uso dell'aratro richiede forza fisica, queste società tendevano a relegare le donne alla produzione domestica. A distanza di secoli, queste società registrano ancora una minore partecipazione femminile.

Il tema della disuguaglianza e della diversità è stato studiato da Alesina, insieme, tra gli altri, a Ed Glaeser ed Eliana La Ferrara, con lavori sulle preferenze di redistribuzione in America e in Europa. La maggiore eterogeneità etnica americana, da un lato, sembra promuovere la sfiducia nella redistribuzione, con credenze e percezioni culturali che giocano un ruolo importante: gli americani sembrano credere nel sogno americano ben oltre la sua effettiva realtà e sopravvalutano le loro possibilità di mobilità finanziaria e sociale, sottovalutando così la necessità di redistribuzione, mentre per gli europei è vero il contrario.

Indagando sul ruolo delle credenze, spesso insieme a Stefanie Stantcheva e utilizzando metodi sperimentali, Alesina ha scoperto che gli errori di percezione sull'immigrazione sono molto comuni: il numero di immigrati e il loro bisogno di sostegno pubblico sono quasi sempre sovrastimati dalla gente comune nelle società occidentali, portando così, ancora una volta, allo scetticismo nei confronti delle politiche redistributive.

Gli effetti dei legami familiari sui risultati economici erano un altro degli interessi di ricerca di Alesina. Ha osservato che le società con forti legami familiari preferiscono regolamentazioni del mercato del lavoro più rigide, che a loro volta potrebbero portare a salari più bassi, a livelli di disoccupazione più elevati e potrebbero persino essere responsabili di una minore mobilità e di un minor numero di donne che lavorano fuori casa nell'Europa meridionale.

Francesco Giavazzi, coautore di Alesina non solo in pubblicazioni scientifiche, ma anche in decine di articoli pubblicati dal Corriere della Sera, ha scritto su VOX.eu che Alesina era solito dire che, se vogliamo che l'economia sopravviva come disciplina, dobbiamo avere il coraggio di estendere le sue frontiere alla sfera della storia e della sociologia. Missione compiuta, dunque, e grazie a nome dell'economia!