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Gli audaci, non i capaci, sfruttano al meglio le grandi citta'

, di Fabio Todesco
Secondo l'analisi di Ottaviano, De la Roca e Puga, e' la fiducia in se stessi, e non necessariamente la capacita', a spingere i giovani lavoratori a vivere in una grande citta'. Con conseguenze negative a lungo termine per chi si accontenta di piccole citta' a causa di un'autovalutazione imprecisa

Le grandi città ci fanno sognare. Dopo tutto, nelle grandi città possiamo trovare i lavori migliori, le esperienze più interessanti e le opportunità più stimolanti. Ma a un costo: letteralmente, a costi della vita più elevati, accessibili solo a chi è in grado di assicurarsi i lavori migliori e gli stipendi più alti. Gli economisti, quindi, si aspetterebbero una forte autoselezione, basate sulle proprie capacità: solo i più capaci dovrebbero scegliere di vivere in una grande città, perché sono quelli che hanno le migliori possibilità di guadagnare il denaro necessario per godersi la vita di una metropoli. Tuttavia, un'autoselezione così netta non è osservabile nei dati.

Gianmarco Ottaviano, professore ordinario di Economia e Cattedra Achille e Giulia Boroli in Studi Europei alla Bocconi, in un lavoro con Jorge De la Roca (University of Southern California) e Diego Puga (CEMFI), sostiene che la fiducia in se stessi, e non necessariamente la capacità, è il principale motore delle decisioni di localizzazione dei giovani lavoratori. Come in una profezia che si autoavvera, poi, chi sceglie di stabilirsi in una grande città vive esperienze di apprendimento di maggior valore, che spesso permettono di aspirare ai lavori migliori e di rimanere nella grande città.

Infografica di Weiwei Chen
La capacità, al contrario, è il principale motore di scelta per i lavoratori senior, ma l'impatto duraturo delle scelte precedenti smorza i loro incentivi a trasferirsi. Solo coloro che hanno enormemente sottovalutato le proprie capacità tendono a trasferirsi da una piccola a una grande città negli anni successivi.

Gli autori sfruttano la possibilità di seguire nel corso della vita 6.111 americani a cui sono stati somministrati sia il National Longitudinal Survey of Youth 1979 (NLSY79) quando avevano 14-22 anni, sia l'Armed Forces Qualification Test (AFQT),un test di abilità generale, nel 1980. Il NLSY79 valuta indirettamente, tra le altre cose, la fiducia in se stessi degli intervistati, una misura dell'autovalutazione delle proprie capacità.

"Il nostro punto di partenza è che per gli individui è difficile valutare le proprie capacità e perciò il vantaggio che potrebbero trarre dal lavorare in una grande città," afferma Ottaviano.

I dati, infatti, mostrano una bassa correlazione, pari a 0,21, tra capacità e fiducia in se stessi. Tra i laureati - coloro che trarrebbero maggiori vantaggi dal vivere in una grande città - questa correlazione scende a 0,02.

I lavoratori con un'autovalutazione accurata tendono a stabilirsi in piccole città se hanno basse capacità e in grandi città se hanno alte capacità. I lavoratori con un'autovalutazione errata fanno invece scelte iniziali basate sulla fiducia in se stessi piuttosto che sulle proprie capacità.

Le scelte iniziali determinate da piccoli errori di autovalutazione tendono a perpetuarsi, mentre quelle determinate da errori gravi hanno maggiori probabilità di essere corrette. In altre parole, i più e i meno capaci tendono a stabilirsi nel posto che meglio si adatta alle loro capacità, mentre la fiducia in se stessi è fondamentale per l'ampia porzione centrale della distribuzione delle capacità.

"I lavoratori che valutano male le proprie capacità all'inizio della carriera," conclude Ottaviano, "fanno scelte che non avrebbero fatto se avessero conosciuto le loro reali capacità. Quando imparano a conoscere le loro reali capacità, le decisioni iniziali hanno avuto un impatto duraturo, riducendo i loro incentivi a trasferirsi e influenzando i loro guadagni nel corso della vita."

Jorge De la Roca, Gianmarco Ottaviano, Diego Puga, "City of Dreams," Journal of the European Economic Association 2023 21(2):690–726. DOI: https://doi.org/10.1093/jeea/jvac042.