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Il mercato borsistico di Roma antica rimane solo un mito

, di Fabio Todesco
Manuela Geranio, in un paper con Geoffrey Poitras, dimostra che le fonti primarie non supportano le moderne affermazioni dell'esistenza di un mercato per le azioni delle societates publicanorum nella tarda Repubblica romana

Il moderno concetto di società per azioni è generalmente fatto risalire alla East India Company inglese, fondata nel 1600, ma dobbiamo aspettare altri due anni e la East Indies Company olandese per uno statuto societario che contempli le condizioni per il trasferimento delle azioni. Recenti affermazioni dell'esistenza di negoziazioni di azioni (partes) delle imprese di riscossione delle tasse (societates publicanorum) nella tarda Repubblica romana possono così sollevare un certo scetticismo.

In Trading of Shares in the Societates Publicanorum? (in Explorations in Economic History, Volume 61, July 2016, pp. 95-118, doi: 10.1016/j.eeh.2016.01.003) Geoffrey Poitras (Beedie School of Business, Fraser University) e Manuela Geranio (Dipartimento di Finanza, Università Bocconi) dimostrano che l'affermazione è eccessiva: "A un'attenta analisi, si riscontrano solo brevi discussioni di possibili negoziazioni di azioni in poche fonti che, a loro volta, dipendono fondamentalmente da un'interpretazione discutibile del contesto commerciale e legale".

La sede della proto-borsa valori nei pressi del tempio di Castore risulta essere, per esempio, il frutto di "descrizioni romanzate", mentre la fonte primaria fornita a sostegno, il Gorgoglione di Plauto, "non fornisce prove sostanziali".

Gli autori chiariscono che l'attività di riscossione fiscale richiedeva meno capitale di quanto ipotizzato fino ad ora, e quando erano necessarie ingenti somme di denaro, non la compravendita di azioni, ma il ricorso a "una rete di sub-partnership che coinvolgevano i socii della societas principale era l'approccio giuridico appropriato (...). Anche se si osserva qualche tipo di comproprietà dei beni organizzativi da parte dei socii - tra cui gli schiavi impiegati come esattori delle tasse - i singoli socii, e non la societas come entità legale, erano proprietari di tali risorse".

Inoltre, secondo alcune fonti secondarie, la possibilità di partecipare alle gare di appalto per la riscossione delle tasse era limitata a una piccola frazione della popolazione (gli equites, a volte stimati in sole 730 persone), il che lascia poco spazio per un mercato borsistico, e le principali fonti del diritto romano (le Istituzioni di Gaio e il Digesto di Giustiniano – per quanto risalenti al successivo periodo imperiale) non includono alcun accenno a possibili controversie derivanti dalla compravendita di azioni.

"Il paper contribuisce al più ampio dibattito sulla rilevanza storica dell'economia di mercato, evidenziando come siano necessarie più attente analisi di carattere storico e legale prima di arrivare alla conclusione dell'esistenza di istituzioni tipiche dell'economia di mercato nei tempi antichi", commenta Geranio.