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L'evoluzione demografica suggerisce che i tassi d'interesse aumenteranno

, di Claudio Todesco
Lo spiega uno studio di Carlo Favero e Vincenzo Galasso che sottolinea anche come la fascia di eta' piu' matura sia quella che tende ad essere piu' avversa alle riforme

L'applicazione dei trend demografici alle previsioni economiche spinge due studiosi della Bocconi (Carlo Favero, Deutsche Bank Chair in Asset Pricing and Quantitative Finance, e Vincenzo Galasso, direttore del Bachelor in International Politics and Government) ad allontanare lo spettro della stagnazione secolare per l'area euro, ma a considerare difficile l'implementazione delle riforme strutturali.

L'ipotesi di stagnazione secolare prevede una situazione di crescita insufficiente, combinata a tassi d'interesse reali negativi e conseguente instabilità finanziaria. L'analisi di Favero e Galasso (Demographics and the Secular Stagnation Hypothesis in Europe) mostra, invece, che nei prossimi 20 anni in Europa dobbiamo attenderci sì una diminuzione del prodotto pro-capite, ma tassi d'interesse reali di nuovo positivi.

I prossimi anni saranno caratterizzati dall'aumento dell'aspettativa di vita e dall'invecchiamento della popolazione, con poche nascite e una graduale diminuzione della popolazione tra i 40 e i 59 anni a favore degli over 60. «Mentre la relazione tra età e prodotto pro-capite è linearmente negativa, nel senso che diminuisce continuamente dai 20 anni in poi», spiega Favero, «l'età tra i 40 e i 59 anni è quella in cui si risparmia di più, contribuendo al contenimento dei tassi d'interesse, mentre la popolazione over 60, risparmiando di meno, contribuisce al loro aumento».

Il prodotto pro-capite è, perciò, destinato a diminuire con il progressivo invecchiamento della popolazione, mentre la forte crescita degli over 60 riporterà i tassi d'interesse reali in area positiva.

«I nostri risultati suggeriscono, infine, che l'implementazione delle riforme non sarà favorita dalla struttura per età della popolazione», ha concluso Galasso. «perché le persone di mezza età e anziane hanno un'opinione più negativa di riforme, liberalizzazione, flessibilità, politiche per la concorrenza, globalizzazione e libero commercio rispetto a quella dei più giovani che ne godrebbero, nel prossimo futuro, i frutti».

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