Infrangere la regola del primogenito

SCEGLIERE DI TRASFERIRE L'AZIENDA DI FAMIGLIA A UN EREDE CHE NON SIA IL PRIMOGENITO DA' SPESSO RISULTATI MOLTO VANTAGGIOSI SECONDO UNA RICERCA DI MARIO DANIELE AMORE E ALESSANDRO MINICHILLI

Come Abramo e Cefeo, disposti a sacrificare i loro primogeniti Isacco e Andromeda, gli imprenditori familiari dovrebbero essere pronti a sacrificare i loro figli maggiori, passando la guida della loro azienda a qualche altro membro della famiglia. In The Courage to Choose! Primogeniture and leadership succession in family firms (su Strategic Management Journal), Alessandro Minichilli e Mario Daniele Amore della Bocconi, insieme ad Andrea Calabrò (Ipag Business School) e Marina Brogi (Università La Sapienza), concludono che l’abitudine di trasferire l’azienda di famiglia al primogenito si rivela la peggiore scelta per l’impresa. La scelta di un secondo o successivo figlio aumenta in modo significativo i risultati post-successione dell’impresa, con un Roa superiore del 39% rispetto a quello delle imprese guidate da un primogenito.
Inoltre, la selezione di un non primogenito si rivela una scelta migliore rispetto alla selezione di un leader esterno. In altre parole, quella che potrebbe essere considerata una scelta nepotistica, se fatta nell’ambito di un pool familiare abbastanza ampio, può essere vantaggiosa per l’azienda.
Gli autori conducono la loro analisi empirica su un dataset delle aziende familiari italiane che hanno visto una successione dal 2000 al 2012. Indagando anche il ruolo della cosiddetta ricchezza socio-emotiva (lo stock di valore affettivo che la famiglia ha investito nell’azienda) nella selezione di un nuovo leader, concludono che la probabilità di seguire la regola della primogenitura aumenta quando la dotazione di ricchezza socio-emotiva di una famiglia è elevata.

«I risultati dello studio suggeriscono che gli imprenditori familiari devono avere il coraggio di infrangere la regola della primogenitura se vogliono trovare il candidato giusto per la successione», dice Minichilli.
Come nei casi di Isacco e Andromeda (nessuno dei due, alla fine, viene ucciso ed entrambe le storie hanno un lieto fine), la disponibilità a sacrificare il primogenito porta frutti positivi.

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di Fabio Todesco