I risultati elettorali influenzano il modo in cui trattiamo le altre persone
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I risultati elettorali influenzano il modo in cui trattiamo le altre persone

DOPO L'ELEZIONE PRESIDENZIALE DEGLI STATI UNITI DEL 2016, LA DISPONIBILITA' DEI DEMOCRATICI A RIPARTIRE RISORSE CON I REPUBBLICANI E' CADUTA BRUSCAMENTE, COME CONSEGUENZA DI UN CROLLO NELL'AUTOSTIMA, SECONDO UNO STUDIO DI CELIA MOORE E COLLEGHI

Dopo i risultati inaspettati delle elezioni presidenziali americane del 2016, il modo in cui gli americani trattano gli altri è cambiato in funzione della loro affiliazione politica, come un nuovo studio di Celia Moore (Dipartimento di Management e Tecnologia) e colleghi, pubblicato su PLOS ONE, documenta.
 
In uno studio sperimentale in due fasi, gli autori hanno esplorato come Democratici e Repubblicani abbiano condiviso risorse con amici e nemici politici prima e dopo le elezioni. Un primo gruppo di 280 adulti americani è stato chiamato a decidere come ripartire risorse con persone di diverse appartenenze politiche prima delle ultime primarie e delle convention dei due partiti (3-8 maggio 2016), quando Hillary Clinton sembrava destinata a diventare presidente, e un secondo gruppo delle stesse dimensioni e caratteristiche ha preso le stesse decisioni nella settimana dopo le elezioni e il loro sorprendente risultato.
 
Poiché l'affiliazione a un partito è una parte saliente della nostra identità sociale, soprattutto in periodo di elezioni, gli autori si aspettavano che i risultati fossero stati vissuti come uno shock dell’ego sia dai Democratici (shock negativo) che dai Repubblicani (shock positivo). In particolare, i Democratici potevano avere vissuto i risultati come una minaccia, che compromette l'autostima e aumenta il favoritismo all'interno del gruppo e l'ostilità fuori dal gruppo.
 
Nella fase pre-elettorale dell'esperimento, ai partecipanti è stata chiesta la loro affiliazione politica e, poi, hanno dovuto condividere una piccola somma di denaro con un gruppo di tre componenti, la cui affiliazione politica era nota. I gruppi potevano essere composti da tre simpatizzanti del loro stesso partito, due amici e un avversario, o due avversari e un amico. Mentre i Democratici stanziavano circa la metà del denaro al resto del gruppo, indipendentemente dall’appartenenza politica dei componenti, i Repubblicani concedevano molto meno denaro (circa 36 centesimi su un dollaro) ai gruppi con uno o due Democratici che ai gruppi solo Repubblicani (58 centesimi).
 
Dopo le elezioni, ai partecipanti non è solo stata chiesta l’affiliazione politica, ma sono anche state poste una serie di domande per misurare la loro reazione emotiva al risultato elettorale, la loro autostima e la forza della loro identificazione con il partito. I Democratici registravano livelli più alti di odio, ostilità, rabbia, paura, paranoia e sospetto rispetto ai Repubblicani e più bassi livelli di autostima, e mostravano un comportamento più simile a quello dei Repubblicani prima delle elezioni, assegnando 56 centesimi per ogni dollaro a gruppi omogenei e solo 38 centesimi a gruppi con due Repubblicani. Il favoritismo all’interno del gruppo e l'ostilità fuori dal gruppo dei Repubblicani, d'altra parte, si erano notevolmente attenuati (47 centesimi ai gruppi solo Repubblicani e 41 centesimi ai gruppi con due Democratici).
 
L'analisi statistica ha confermato che l'effetto è stato mediato dalla caduta (per i Democratici) o aumento (per i Repubblicani) di autostima e che era più forte nelle persone con una più forte identificazione politica.
 
"Poiché i sondaggi successivi confermano che l'America rimane profondamente divisa mesi dopo le elezioni, gli effetti che abbiamo misurato potrebbero essere più duraturi di quanto ci si potesse aspettare", afferma Moore.
 
Burak Oc, Celia Moore, Michael R. Bashshur, When the tables are turned: The effects of the 2016 U.S. Presidential election on in-group favoritism and out-group hostility, in PLOS ONE, May 24, 2018.

di Fabio Todesco
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