Accetta idee dagli sconosciuti, ma elaborale con chi ti sta vicino
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Accetta idee dagli sconosciuti, ma elaborale con chi ti sta vicino

MANNUCCI E PERRY SMITH ANALIZZANO IL RUOLO DEL NETWORK PERSONALE NEL PROCESSO CREATIVO. ATTIVARE I LEGAMI PIU' DEBOLI AIUTA LA GENERAZIONE DELLE IDEE, INNESCARE QUELLI PIU' FORTI RENDE PIU' EFFICIENTE LA MESSA A PUNTO, COME LO STESSO MANNUCCI HA SPERIMENTATO DIRETTAMENTE, SCRIVENDO UN ROMANZO

Il processo creativo, in ogni attività basata sulla conoscenza, è sempre più spesso un processo collettivo e chi si fa carico del suo sviluppo deve saper attivare i legami personali più adatti ad ogni sua fase. In un articolo su Academy of Management Journal, Pier Vittorio Mannucci (Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi) e Jill E. Perry-Smith (Emory University), attraverso una serie di esperimenti, osservano che:

 
             nella fase di generazione dell’idea, i legami deboli (individui del nostro network dai quali siamo però emotivamente distanti – i “conoscenti”) sono i più utili, perché ci espongono a prospettive e punti di vista inusuali, stimolanti e vari, aprendo un ventaglio di possibilità, tra le quali possiamo scegliere l’idea da sviluppare;
 
  nella successiva fase di elaborazione dell’idea, è meglio attivare i legami più forti, ovvero le persone alle quali siamo emotivamente più vicini (gli amici, i partner), perché queste tendono a concentrarsi sulla nostra idea, criticandola in modo costruttivo e assumendo un ruolo proattivo nella segnalazione della (sola) informazione rilevante;
 
  affidandoci ai legami forti nella fase di generazione rischiamo di non ricevere abbastanza stimoli e di portare avanti idee mediocri. Affidandoci ai legami deboli nella fase di elaborazione rischiamo di essere distratti da ulteriori, continui stimoli, di scoraggiarci per critiche non sempre fondate e di abbandonare idee che si sarebbero rivelate buone;
 
  un network personale più ampio è anche meno gestibile, con la paradossale conseguenza che si finisce per fare ricorso in modo quasi esclusivo ai legami più forti, compromettendo la fase di generazione dell’idea;
 
  in situazioni percepite come rischiose tendiamo, di nuovo, ad attivare solo i legami più forti.
 




Nel 2017, Mannucci e Perry-Smith hanno descritto la cosiddetta “idea journey” come un processo in quattro fasi: generazione, elaborazione, promozione e implementazione. Nel paper appena pubblicato si soffermano sulle prime due, perché sono quelle a più alto contenuto relazionale.
 


Le implicazioni per gli individui che ricoprono ruoli creativi sono chiare: dovrebbero attivare in modo consapevole i legami più deboli nella fase di generazione e quelli più forti nella fase di elaborazione. Anche le aziende possono contribuire a un più efficace processo creativo, plasmando le giuste condizioni di contesto: non dovrebbe mai far percepire il processo creativo come un processo rischioso, per evitare l’arroccamento degli individui all’interno di un circolo di legami troppo ristretto. In una situazione percepita come poco rischiosa, un network più ampio esplicita più facilmente le sue potenzialità, consentendo contatti più numerosi e vari, utili alla fase di generazione.
 
Negli ultimi mesi Mannucci ha potuto verificare direttamente la sua teoria, nel corso della scrittura di un romanzo per ragazzi, I corsari del tempo, appena pubblicato da Mondadori.
 
Immagine con link ad articoli su temi simili. L'immagine della copertina del libro I corsari del tempo rimanda all'articolo intitolato: Sofia e i corsari nell'opera prima di Pier Vittorio Mannucci Immagine con link ad articoli su temi simili. L'illustrazione di una rete chiusa mostra che i leader aziendali potrebbero diffidare delle persone al di fuori della loro rete, rimanda all'articolo intitolato: I leader di aziende di successo faticano a cooperare al di fuori della loro rete piu' stretta Immagine con link ad articoli su temi simili. L'immagine di una rete di persone rimanda all'articolo intitolato: Avete molti contatti in azienda? Meglio che non si sappia

“Durante la fase di generazione dell’idea – anzi delle idee, perché in un romanzo ne confluiscono molte,” afferma l’autore, “ho effettivamente fatto ricorso soprattutto a legami e stimoli deboli, ma in modo naturale, quasi casuale. Ho contattato vecchi amici o conoscenti che hanno viaggiato molto per farmi raccontare i luoghi in cui si svolge il romanzo, da Gubbio a Petra, fino alla città murata di Kowloon, a Hong Kong. Ho rielaborato gli stimoli derivanti da vecchie e nuove letture. Mi sono reso pienamente conto dell’importanza dei legami deboli, la cui utilità si esplicita spesso nel tempo: uno stimolo a cui ci esponiamo oggi può dare i suoi frutti domani, ma anche tra 10 o 15 anni.”
 
“Nella fase di elaborazione,” prosegue Mannucci, “ho invece attivato consapevolmente solo i miei legami più forti, in questo caso mia moglie e un caro amico che lavora in editoria. Ho anche avuto la conferma che le fasi descritte dal nostro modello non sono rigorosamente sequenziali. Ideazione ed elaborazione si sono spesso mischiate, sconfinando anche nelle successive fasi di promozione e implementazione. Ma questa è un’altra storia, che speriamo di raccontare in altri studi.”
 
Pier Vittorio Mannucci, Jill E. Perry-Smith, “’Who Are You Going to Call?’ Network Activation in Creative Idea Generation and Elaboration.”  Academy of Management Journal 2022, Vol. 65, No. 4, 1192–1217. DOI: https://doi.org/10.5465/amj.2019.0333.
 
Pier Vittorio Mannucci, I corsari del tempo, Mondadori, 2022, 252 pagine.
 

di Fabio Todesco
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