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Robot shock, gli effetti sulle elezioni

, di Claudio Todesco
I rapporti tra processi di automazione, dinamiche occupazionali e orientamenti elettorali in una ricerca di Anelli, Colantone e Stanig

Una maggiore esposizione ai processi di automazione del lavoro si traduce in un maggiore supporto per i partiti nazionalisti e della destra radicale. È uno dei risultati contenuti nel working paper We Were The Robots: Automation and Voting Behavior in Western Europe. Massimo Anelli, Italo Colantone e Piero Stanig del Dipartimento di scienze politiche e sociali della Bocconi mettono a confronto i processi di automazione, le dinamiche occupazionali e gli orientamenti elettorali in 15 Paesi dell'Europa occidentale, dal 1993 al 2016. Per catturare l'effetto del robot shock, l'analisi è compiuta a livello regionale. «Abbiamo preso in considerazione da una parte la specializzazione settoriale delle regioni prima dello shock, dall'altra l'adozione nel tempo dei robot in ogni settore produttivo.

Abbiamo così misurato l'impatto dell'automazione su ogni regione e lo abbiamo messo in relazione con i risultati elettorali», spiega Anelli. Scoprendo che il robot shock agisce su settori diversi rispetto a quelli colpiti dalla globalizzazione e in particolare dalla competizione cinese, ma ha effetti politici simili. Per esempio, lo shock medio provoca un incremento del 2,5% del voto per i partiti di destra radicale. Il paper introduce un'interessante innovazione metodologica proponendo un indice dell'esposizione individuale all'automazione legato a età, titolo di studio, sesso e regione di residenza. È calcolato combinando i dati sulla probabilità degli individui di essere impiegati in ciascuna occupazione con la predisposizione all'automazione di quelle stesse occupazioni. «L'indice permette di controllare l'influenza di altri fattori sul comportamento di voto e di predire l'occupazione che le persone avrebbero avuto in assenza di automazione». E così, il modello può dirci come vota il venticinquenne che oggi cuoce hamburger in un fast food ma che, un quarto di secolo fa, avrebbe lavorato nella catena di montaggio di un'industria automobilistica.

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