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Essere genitori ai tempi di Twitter

, di Claudio Todesco
Benessere individuale e genitorialita' visti attraverso il famoso social in una ricerca di Letizia Mencarini

Nell'ambito del progetto Subjective Well-Being and Fertility (SWELL-FER) finanziato dallo European Research Council e ospitato dal centro Dondena della Bocconi, Letizia Mencarini ha indagato con dati di vari paesi il rapporto fra benessere soggettivo e genitorialità. Per l'Italia mancano purtroppo dati quantitativi longitudinali adeguati. La raccolta di narrazioni spontanee dai social media può rappresentare un interessante punto di partenza e così Mencarini ha analizzato milioni di tweet con la collaborazione di informatici, linguisti e demografi delle università di Torino, Firenze e Valencia. I ricercatori hanno usato hashtag e parole chiave per scremare i 260 milioni di tweet in lingua italiana postati nel 2014, selezionando quasi 4 milioni di tweet legati a genitorialità e fecondità. Di questi, un campione di 6.000 è stato sottoposto a un'analisi qualitativa e a un processo di annotazione sulla piattaforma di crowdsourcing CrowdFlower al fine di rilevare in modo univoco sentiment e sotto-argomenti.

Questo sottogruppo di tweet è stato usato per alimentare un processo di machine learning che ha estratto dai tweet gli orientamenti su genitorialità e fecondità. I risultati sono contenuti in Happy Parents' Tweets. An Exploration of Italian Twitter Data with Sentiment Analysis, di prossima pubblicazione su Demographic Research. «Su Twitter si parla in modo prevalentemente positivo dell'essere e diventare genitori e in maniera piuttosto negativa del rapporto tra fecondità e politica», spiega Mencarini. «È negativo anche il sentiment prevalente sulle prospettive future dei figli e sul comportamento dei genitori». Un altro aspetto interessante – da approfondire con studi futuri – è la correlazione significativa tra la prevalenza di sentimenti positivi circa la genitorialità e indicatori macroregionali di livelli di fecondità e benessere individuale. «Generalizzare i risultati sarebbe sbagliato, perché chi posta i tweet non è rappresentativo dell'intera popolazione», ammonisce Mencarini. «La sentiment analysis può però fornire spunti stimolanti anche per approntare indagini più tradizionali».

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