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I rapporti tra generazioni trasformati in un rischio

, di Fabio Todesco
L'Europa del Sud registra il piu' alto tasso al mondo di contatti tra over 60 e giovani in eta' scolare e cosi' un forte potenziale di contagio per una malattia sensibile all'eta' come il COVID19

Un'analisi dei contatti intergenerazionali nei diversi paesi del mondo, condotta da Nicoletta Balbo, Francesco Billari e Alessia Melegaro (Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche e Centro Dondena) evidenzia come l'Europa del Sud sia l'area con la più alta frequenza di contatti tra individui senior, qui definiti come quelli di età superiore ai 60 anni, e la popolazione di altre fasce d'età più giovani, soprattutto bambini, ragazzi e i loro genitori. La solidità dei legami familiari e intergenerazionali, considerata un vantaggio in tempi normali perché tutela il benessere delle generazioni più giovani e più anziane e si sostituisce, in qualche modo, alle politiche di welfare, si trasforma in un fattore di rischio in tempi di coronavirus.

La pandemia di COVID-19 è sensibile all'età, perché colpisce in modo grave soprattutto la popolazione più anziana, pur essendo potenzialmente veicolata da individui di ogni età. Anzi, i più giovani e soprattutto i bambini sono quelli con la maggiore probabilità di non soffrirne i sintomi in caso di contagio e rischiano perciò di infettare inavvertitamente il resto della popolazione.

I paesi dell'Estremo Oriente, secondo l'elaborazione dei tre autori, registrano tassi di over 60 conviventi con altre generazioni pari o superiori a quelli del Sud Europa (tra il 30% e il 35% in Corea del Sud e Cina e tra il 25% e il 30% in Spagna e Italia), ma le parti si invertono e le differenze si amplificano se si osserva la percentuale di over 60 che ha rapporti quotidiani con i figli non conviventi. In Spagna, Italia (e Grecia) la quota si attesta tra il 40% e il 45%, in Cina poco sopra il 20% e in Corea del Sud sotto il 15%.

Il resto dell'Europa e gli Stati Uniti registrano tassi di convivenza e di contatti intergenerazionali, e perciò di rischio di passaggio dell'infezione tra generazioni, più bassi dell'Europa meridionale e dell'Estremo Oriente.

Una matrice dei contatti tra individui in Italia elaborata per il progetto Polymod (un programma internazionale, finanziato dalla Commissione europea tra il 2002 e il 2008, al quale hanno partecipato il Centro Dondena, Alessia Melegaro, e Francesco Billari) evidenzia che quelli più frequenti sono tra bambini e ragazzi in età scolare all'interno della stessa fascia di età e tra gli over 60 e i ragazzi in età scolare. Inoltre, anche da queste matrici dei contatti sociali si può ricavare evidenza del fatto che il numero medio giornaliero di contatti degli over 60 è in generale più alto in Italia che in altri paesi, e una gran parte di questi contatti sono con individui più giovani.

Il caso italiano, concludono gli autori, suggerisce dunque di osservare le abitudini di co-residenza e di contatto integernerazionale per individuare i contesti più esposti alla diffusione delle infezioni sensibili all'età. Sarà, inoltre, opportuno valutare le conseguenze delle politiche di isolamento sociale in termini di solitudine e rischio di disagio mentale per la popolazione più anziana, che in paesi come l'Italia è spesso abituata ad avere numerose interazioni sociali quotidiane.

L'analisi è stata pubblicata su Contexts.