Perche' rispettiamo, o no, le regole di distanziamento sociale
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Perche' rispettiamo, o no, le regole di distanziamento sociale

PAMELA GIUSTINELLI E UNA COLLEGA DELL'UCL VOGLIONO CAPIRE COME LA GENTE COMUNE IN ITALIA, REGNO UNITO E STATI UNITI PERCEPISCA I COSTI E I BENEFICI DEL LOCKDOWN DA COVID19

Le «spinte gentili» da parte dei governi si sono rivelate non particolarmente efficaci nell'indurre le persone a rispettare le misure di distanziamento sociale imposte in quasi tutti i paesi del mondo. Pamela Giustinelli (Dipartimento di Economia della Bocconi) e Gabriella Conti (University College London) vogliono capire meglio come persone con diversi background percepiscano i costi e i benefici delle misure di distanziamento sociale, al fine di progettare adeguati incentivi al loro rispetto.
 
Le due studiose hanno elaborato un questionario che indaga le aspettative su aspetti importanti della vita quotidiana, del lavoro, della salute e del benessere in vari scenari di distanziamento sociale per conoscere i costi percepiti dell'isolamento sociale. «Lo studio», afferma Giustinelli, «fornirà un quadro dei trade-off che gli individui devono affrontare per decidere se (o in che misura) adottare misure di distanziamento sociale, e fornirà una stima degli incentivi necessari per accettare di essere socialmente isolati».
 
Il questionario, con un piccolo adattamento alle misure di distanziamento sociale locali, sarà testato sulla piattaforma MTurk e, quindi, utilizzato nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Italia.
 
Il progetto fa leva sui recenti progressi nella progettazione e nell'analisi di questionari sulle aspettative condizionate e chiede alle persone di rispondere a domande specifiche sulla loro percezione della probabilità di contrarre il coronavirus e di ammalarsi successivamente di COVID-19, di essere ricoverate in ospedale e multate in caso di non conformità in diversi scenari di distanziamento sociale, al fine di conoscere i benefici percepiti del distanziamento sociale e dell’adeguamento alle regole (attraverso la riduzione del rischio). Una caratteristica importante dello studio è che i questionari non saranno veicolati attraverso i social media, come nella maggior parte delle indagini in corso sulle percezioni del coronavirus, ma si avvarranno di campioni già esistenti, per garantirne la rappresentatività e seguirli nel tempo.
 
«Ci aspettiamo di registrare un certo grado di eterogeneità sia nella consapevolezza che nelle preferenze», spiega Giustinelli, «e di capire come le persone percepiscano e risolvano i compromessi che stanno affrontando, a seconda delle loro conoscenze, credenze e preferenze».

di Fabio Todesco
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