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Quanto valgono le scelte dei singoli

, di Emanuele Elli
Paolo Pin individua alcuni meccanismi sociali che pregiudicano o rendono efficaci le politiche di contenimento

Il lockdown, imposto o suggerito in molti paesi del mondo per contenere il Covid-19, ha già mostrato la sua maggior efficacia dove è stato osservato dalla maggioranza delle persone. Questa evidenza ha suggerito nuove domande sul ruolo e il valore delle scelte dei singoli individui. "Mi sono sempre occupato di network delle relazioni sociali e di teoria dei giochi per studiare come si diffondono idee, notizie, trend in una società", riassume Paolo Pin, fellow del COVID Crisis Lab, docente di Microeconomia e coautore dello studio COVID-19: unless one gets everyone to act, policies may be ineffective or even backfire.

"All'inizio dell'anno stavo progettando uno studio sulle vaccinazioni", dice Pin, "ma poi è arrivato questo virus e ho deciso di cambiare bersaglio. L'obiettivo però non è molto diverso: vogliamo dimostrare che, quando si vuole contenere la diffusione di qualcosa, è necessaria un'adesione alle prescrizioni soprattutto da parte di quei soggetti o di quei gruppi sociali che hanno maggiori contatti. Per assurdo, se coloro che hanno molti contatti li riducono proporzionalmente meno rispetto a quelli che ne hanno pochi, il rischio è di incubare la malattia facendola diventare endemica e dunque di rendere controproducenti le politiche di contenimento".

Per validare quanto elaborato in linea teorica, lo studio sta incrociando i dati relativi alla diffusione del coronavirus con quelli dei contatti sociali, attingendo per questi alle informazioni aggregate fornite da alcuni social network, ai data set delle compagnie telefoniche e alle tante survey svolte in queste settimane. In questo modo sarà possibile valutare su macroaree, come le regioni italiane o gli stati USA, la diretta correlazione tra contagi e contatti in un arco evolutivo di 2-4 settimane. "Si confermerà che dove la quarantena è stata imposta, il contenimento è stato più rapido, mentre dove c'è stato più margine per le scelte individuali le misure sono risultate meno efficaci", pronostica il docente. "Non mi aspetto sorprese, dunque, ma non è questo lo scopo della ricerca, quanto piuttosto offrire nuovi dati al dibattito sul valore delle scelte dei singoli. E non pensiamolo solo su piccola scala, all'interno di comuni o città, pensiamo a che cosa può significare quando a fare scelte diverse è una regione o uno stato all'interno di una comunità".